Recensione: Poseidon Will Carry us Home
Questi sono i dischi che fanno bene al vero metallo coniato tra incudini e martello incandescenti tra lava bollente e scintille. Ciò di cui abbiamo bisogno più di una tazzina di caffè espresso la mattina presto o di una birra gelata a fine serata al Pub con gli amici.
Quei dischi che ti fan capire che vale la pena vivere un giorno in più che uno in meno, di quelli che se ne uscissero cinque al giorno tutti uguali saresti comunque felice come una Pasqua.
Poseidon Will Carry Us Home può essere il classico disco che ha linfa vitale che scorre tra i solchi del supporto digitale dove è inciso così come allo stesso tempo è uno di quelli la cui esistenza è pressochè inutile. Dipende da voi.
A noi il power metal di matrice epica e guerrafondaia piace, ci eccita e ci fa sentire guerrieri sul campo di battaglia anche se stiamo semplicemente andando a lavoro in camicia e cravatta; è quel genere che mette grinta in palestra e da la forza di combattere la quotidianità tra routine, noie e insidie che si aggirano dietro l’angolo.
Inutile dire cosa troviamo di nuovo, di bello, di particolare in questa terza fatica dei teutonici Hammer King, un power metal sano come un pesce senza un briciolo di contaminazione proveniente dall’esterno, semplice metallo sparato in faccia in barba a tutti quelli che vanno a cercare l’innovazione. Qui no, non c’è innovazione, appena il disco inizia sai già come va a finire, i ritornelli appena li ascolti han tutti quel retrogusto di sentito e risentito così forte che li canti senza conoscerli, ma è questo il vero punto di forza delle dodici tracce contenute in Poseidon Will Carry Us Home.
Non lasciamo però tutto al caso, perché qui abbiamo a che fare con un disco suonato da quattro professionisti del genere con gli attributi di acciaio tutt’altro che alle prime armi e nel campo di battaglia già da tanti anni con altre svariate band (all’interno della band ci sono elementi degli Ivory Night, Ross The Boss Band e Saltatio Mortis; insomma, non gli ultimi arrivati), pertanto tutto è curato in ogni minimo dettaglio e, anche se non si inventa di sicuro nulla di nuovo, ciò che viene fatto, è fatto con una perizia maniacale a partire dalla produzione eccellente ad opera di Charles Greywolf, ascia dei più famosi Powerwolf sino ad arrivare al curatissimo ed avvincente artwork.
Per quanto riguarda il songwriting parliamo comunque di un classico Power Epic metal puro come la neve e caldo come il sangue di un guerriero appena caduto ai nostri piedi durante una battaglia, ma non per questo banale. Ogni song vive di vita propria con linee vocali killer e ritornelli da pugni e spade al cielo, deliziosi cori e controcanti che avvalorano tutto il lavoro.
I mid tempos vengono preferiti rispetto alle classiche sfuriate di doppia cassa agevolando così la riuscita di ritornelli a base anthemica che mantengono tuttavia il marchio di fabbrica della band non discostandosi per nulla dalle prime due release ma di sicuro implementando già quello di buono che era stato fatto con soluzioni che se non possono essere definite “nuove”, sono comunque più elaborate anche se spesso ciò ricade sull’immediatezza dei singoli brani.
L’opener title track attacca subito frontalmente e ricorda non troppo velatamente la più iconica Blood Of My Enemies dei padri sacri della fiamma ardente Manowar con l’incedere fiero e militaresco per poi guadagnare personalità con un ritornello da brividi tanta è l’epicità sprigionata dal cantato principale e dai cori in controcanto.
La successiva The King Is A Deadly Machine è da premio nobel per il metallo, un Up Tempo chirurgico da antologia del True Metal come gli Dei ordinano dotato, anche in questo caso, di un ritornello azzeccato e funzionale accompagnato con tanto di suoni di tuoni e temporale; la fiera del tamarro è servita!
Da qui sino ad arrivare alla speed e ispirata Where The Hammer Hangs si susseguono tre mid tempos che se stati distribuiti meglio in scaletta di sicuro avrebbero acquisito maggior valore mentre così una dietro l’altra rischiano di essere skippate fungendo così da filler nonostante si tratti di comunque di pezzi assolutamente godibili.
Glorious Night Of Glory segna la metà del disco e il punto più basso della scaletta, l’unico definibile un vero e proprio contenitivo pertanto sarebbe stato opportuno evitare di inserirlo in scaletta in quanto non fa altro che smorzare l’entusiasmo e l’adrenalina che le altre song riescono costantemente a trasmettere; ci pensano le bellissime At The Mercy Of Waves e We Sail Cape Horn a far impennare nuovamente le quotazioni di questo platter d’acciaio che, insieme alla opener track, formano la Nautical Trilogy (al quale si ricollega la bella cover), un mini concept all’interno del disco che da solo potrebbe valere l’acquisto del disco facendo immergere l’ascoltatore nelle acque burrascose nell’ attesa di una battaglia che non lascerà vinti ne vincitori.
Poseidon Will Carry Us Home ci consegna una band decisamente in forma e con le idee ben chiare che supera positivamente la prova del fatidico terzo disco e nonostante non riesca a toccare i livelli di immediatezza ricettiva del primo bellissimo disco fa capire che ciò che suona è per volontà di farlo, senza seguire mode, trend o volontà altrui.
Il True Metal degli Hammer King in questa terza fatica non si discosta da quello proposto nei due primi album ma ne avvalora le composizioni che diventano più ricche di sfumature e sfaccettature senza mai stravolgere quelle che sono le basi principali sul quale poggia il metal dei Re con delle fortissime contaminazioni oltre che da tutta la scena power tedesca a quel che fu la NWOBHM e piccole infarinature di US Heavy Metal.
La particolarissima ugola di Titan Fox fa il buono e il cattivo tempo per tutto il platter grazie ai suoi falsetti come marchio di fabbrica che possono essere amati così come detestati.
Gli Hammer King vanno presi per quello che sono, un gruppo serio, coerente, professionale e onesto con se stessi e i fan, non cercano l’innovazione o orpelli vari, loro suonano True Metal e a chi non sta bene è pregato di cercare altrove. A noi va benissimo cosi, l’ideale per affrontare giornate impegnative o per prepararsi con carica al primo appuntamento con una giovane donzella.
LONG LIVE THE KING