Recensione: Possessed
Quarto disco per i tedeschi Black Abyss, a otto anni di distanza dal loro ultimo Angels Wear Black. La loro proposta musicale rimane invariata: un power metal di chiaro stampo germanico, non troppo dissimile da quanto proposto dai Paragon, con forse più spazio alle melodie (i Blind Guardian vengono alla mente per quanto riguarda alcune armonizzazioni di chitarra). I nostri comunque non disdegnano anche incursioni in ambito thrash, per quanto riguarda alcune soluzioni ritmiche. Se sulla carta ci sono tutti gli elementi per tirare fuori un disco di qualità, purtroppo sul piano concreto il nuovo lavoro della band non mi ha convinto. Le composizioni, sin dal primo ascolto, appaiono deboli, poco caratterizzate e la voce di Olliver Hornung piatta e scarsamente incisiva.
Vado a controllare i nomi dei musicisti coinvolti, nel caso avessero cambiato qualcosa, ma l’unica faccia nuova è il bassista Felix Schurr.
Si comincia con As Long as I’m Bleedin, secondo me pessima scelta per aprire un album. Abbastanza scontata, poco grintosa e nel complesso anonima, non fa ben sperare su ciò che ci aspetta dopo. La successiva Conquering of Fate migliora un po’, grazie a una ritmica serrata e un ritornello che dopo qualche ascolto riesce a rimanere in testa. Niente di eclatante, ma almeno piacevole. È ancora una volta la sezione ritmica a salvare il terzo brano del lotto, The Final Call, e anche qui sono costretto a dire che la prova dietro al microfono di Hornung è altalenante: piatta nella strofa si riprende soltanto nel ritornello, che mi ha ricordato qualcosa dei finlandesi Tarot.
È con la successiva Possessed by Hate che cominciamo a fare sul serio. Un bel pezzo, aggressivo e melodico al tempo stesso, degno delle composizioni migliori della band. Purtroppo anche Human Machine soffre di un difetto di anonimia, a dispetto di un riff iniziale davvero buono. La canzone in sé invece scorre via senza lasciare alcuna emozione nell’ascoltatore. La traccia successiva è forse l’altra highlight dell’intero disco: Bloodforce. Veloce, rocciosa e con un bel ritornello che inneggia al metal. Ci vuole poco, mio malgrado, per placare gli entusiasmi. Rippers Punch dopo una intro poco convincente si risolve in un riff già ascoltato centinaia di volte e un bridge con voci di bambini che mi ha fatto scendere un brivido lungo la schiena. In negativo, però.
Streams of Sorrow è il pezzo più melodico di Possessed. Purtroppo non riesce a essere coinvolgente quanto vorrebbe, a dispetto di alcune armonizzazioni davvero ben riuscite. Siamo agli sgoccioli ormai con The Aim, buon power aggressivo, che dimostra come la band sia più a suo agio in territori più diretti. Chiude The Grail, anche in questo caso brano piacevole e buono per un po’ di sano headbanging, ma difficilmente resta impresso.
Ci sono voluti otto anni per un seguito a Angels Wear Black e purtroppo non è stato un ritorno memorabile per i Black Abyss. Forse trovando un singer all’altezza di ciò che vorrebbero fare sarebbe già una soluzione a gran parte dei loro problemi. Ah, e anche scrivere qualcosa che valga la pena ricordare sul lungo periodo. Di questi tempi, chi comprerebbe un disco per un paio di canzoni sopra la media? Consigliato solo ai veri amanti del metal made in Germany.
Mauro Saracino
Tracklist:
1. As Long as I’m Bleeding
2. Conquering of Fate
3. The Final Call
4. Possessed by Hate
5. Human Machine
6. Bloodforce
7. Rippers Punch
8. Streams of Sorrow
9. The Aim
10. The Grail
Formazione:
Olliver Hornung – voce
Andreas Heidmann – batteria
Oli Hedrich – chitarra
Martin Gerosa – chitarra
Felix Schurr – basso
durata 44 min circa