Recensione: Post Mortem
Giovani, capaci e italiani, questi gli Ophyra riassunti in tre sole parole. Il quartetto nasce in quel di Pisa e vede coinvolti Damiano alla batteria, Marco al basso, Michele alle chitarre e Valerio alla voce. L’intento dei ragazzi è quello di dare vita ad un progetto che, pur affondando le radici nel death classico, riesca a suonare moderno e accattivante.
Per fugare ogni dubbio, si può dire da subito che il compito è svolto con successo, perchè questo “Post Mortem” -primo demo registrato dal quartetto- risulta gradevole, maturo ed efficace.
Composto da quattro brani di media durata, il lavoro scorre piacevolmente all’ascolto, imprimendosi nella mente sin da subito. Ciò è merito, in primis, di un songwriting solido e convincente, che si traduce in canzoni interessanti e intriganti.
Musicalmente non siamo di fronte a qualcosa di particolarmente originale: i toscani partono dalla già citata base death, sporcandola qua e là con elementi thrash; molto più rari sono invece gli accenni al death melodico, inseriti comunque con gusto all’interno delle composizioni.
Il riffing, sempre serrato, vario e articolato, innalza un muro sonoro di sicuro impatto; il drumming a opera di Damiano è possente e variegato e tesse ritmiche in continua evoluzione, che donano dinamicità alle track. Il basso di Marco, sebbene messo leggermente in secondo piano rispetto agli strumenti, svolge un compito pulito e privo di sbavature, conferendo spessore alle musiche. Vero valore aggiunto è però il cantante, in possesso di una voce piuttosto duttile, capace di passare da growl gutturali e profondi a scream più acuti e acidi con grande facilità, risultando a proprio agio in ogni situazione.
Premendo il tasto play si viene letteralmente travolti dalla veemenza di “The Napalm Theory”, canzone che esemplifica alla perfezione la filosofia musicale abbracciata dai nostri: riff incalzanti, batteria che pesta in continuazione, atmosfere sinistre e tanta potenza vengono letteralmente vomitate sull’ascoltatore. Strutturalmente siamo di fronte ad una song che, nonostante la generale linearità dello svolgimento, non disdegna cambi di tempo, con accelerazioni che conferiscono maggiore aggressività al pezzo. Ottima sin da subito l’interpretazione al microfono di Valerio, capace di un’esecuzione pressoché perfetta.
Andando avanti con l’ascolto, si nota che i brani proseguono bene o male tutti sulle stesse coordinate, senza discostarsi dallo stile delineato dall’opener. Ciò nonostante, il pericolo noia è scongiurato da una discreta quantità di buone idee, sviluppate più che adeguatamente. Ne sono esempio i riff thrashy, alternati a splendidi rallentamenti atmosferici, di “In Your Eyes”, o ancora, la cieca violenza di “Waiting”, un vero e proprio assalto frontale che non lascia un momento di respiro.
Strabiliante poi è la qualità di registrazione del demo, tanto buona da far pensare a una produzione curata da qualche major, piuttosto che a un’autoproduzione.
Naturalmente qualche sbavatura c’è: “Post Mortem” non è infatti un prodotto scevro da difetti. Oltre a qualche passaggio ancora poco personale e alla già citata somiglianza riscontrabile tra i pezzi, ciò che non fa affatto gridare al miracolo sono i testi, che appaiono scontati, banali e scritti per di più in un inglese scolastico.
Questi peccati sono dovuti, probabilmente, alla giovane età del gruppo. Sperando che col tempo vengano corretti tutti gli aspetti ancora sotto tono, per ora non rimane che gustarci un prodotto comunque di qualità, divertente e in grado di lasciarsi ascoltare con piacere.
Emanuele Calderone
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Tracklist:
01 – The Napalm Theory
02 – Ghosts
03 – In Your Eyes
04 – Waiting