Recensione: Pot?pienie
In Silent.
Una band polacca che suona death metal dal 1996, con una produzione discografica riferibile al solo underground: “In Silent”, demo, 1997; “Czwarta Cz??? Mgnienia, demo, 1998; “Bloody Harvest Of Nature”, demo, 2000; “Pedofiluzzkeru”, demo, 2009.
Cui occorre aggiungere “Pot?pienie”, debut-album registrato presso gli Screw Factory Studio di D?bica fra l’aprile e il luglio del 2012 con il missaggio e la masterizzazione di Janek Bryt (Behemoth, Blindead, Stillborn). Un album che, al momento, occorre classificare incredibilmente come ‘autoprodotto’ poiché, purtroppo per loro, gli In Silent sono ancora alla ricerca di un’etichetta discografica. Ove l’avverbio ‘incredibilmente’ indica come, a volte, talento, esperienza e bravura non bastino a compiere il ‘grande salto’. E così, a causa del mancato apporto di una label, i Nostri fanno quel che possono, relegando “Pot?pienie” al rango di un EP ‘allungato’, giacché la sua durata supera di poco i venti minuti.
Una durata più che sufficiente, tuttavia, per farsi una buona idea del potenziale bellico posseduto da Konrad “Buba” Ozdoba e i suoi compagni d’avventura. I quali, davvero, mostrano un piglio che non è secondo a nessuno, nemmeno ai più celebrati connazionali come Vader e Behemoth, che portano in giro per il Mondo il ‘polish death metal’. Fra i due, sono probabilmente i primi ad aver maggiormente influenzato il sound del quartetto (guarda caso…) di Sandomierz. Oltre al tipico flavour della vecchia scuola, per sempre indissolubile dalle sonorità del primigenio heavy metal (“Pedofiluzzkleru”), c’è una discreta dose di materia oscura; identificabile nella vicinanza stilistica con il cugino più prossimo al death e cioè al black (“Necro Fucker”). Non si tratta di un’intrusione decisa, tale da far nascere dei dubbi sulla congruenza tipologica degli In Silent, ma di un accostamento che è radicato nel DNA delle death metal band, soprattutto dell’area old school o comunque ortodossa.
È chiaro che con queste premesse non ci si può aspettare una rivoluzione progressista, in “Pot?pienie”. Al contrario, il disco forma un esempio di perfetto ‘death metal’, quello cioè che non si può definire altrimenti, lasciando pertanto fuori dai giochi tutte le varie sotto-denominazioni che via via, dai primi anni ’90, sono nate come funghi (brutal, technical, melodic, ecc.). In tale… ‘bellezza stilistica’, allora, si può trovare il punto debole degli In Silent, che coincide – fondamentalmente – con una scarsa originalità. Seppur irremovibili nel rendere coerente ciascun minuto del platter al loro marchio di fabbrica, i quattro danno luogo, alla fine, a una proposta difficilmente scremabile da tante altre, similari, che popolano l’universo underground.
Ciò non motiva, però, la mancanza di un contratto discografico: il suono di “Pot?pienie” esplode letteralmente dagli speakers non mostrando mai la benché minima indecisione o calo di tensione; anche quando si percorrono le temibili vie dell’alta velocità contrassegnate dai rabbiosi blast-beats di Wojtek “Suchy” Mizera (“Morbid”). Ma, soprattutto, quando a farla da padrone sono gli up-tempo da headbanging totale, come in “Czerwony Parszywy Ch?am”, capaci di generare una potenza assolutamente devastante.
Forse in Polonia ci sono ‘troppe’ eccellenti formazioni in grado di suonare death metal ai massimi livelli internazionali, e quindi può essere che in tale quantità qualcuno si perda. Questo non dovrebbe essere il caso degli In Silent, che – pur non avendo la bacchetta magica sì da far capolavori – oltre a un’indubbia, alta qualità complessiva mostrano anche dei margini di miglioramento in materia compositiva. La spaventosa title-track “Pot?pienie”, infatti, con le sue vertiginose dissonanze, potrebbe essere la via per sganciarsi da un cliché ormai consolidatosi in abbondanza.
Da seguire con attenzione.
Daniele “dani66” D’Adamo
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