Recensione: Power [Reissue]
Pianeta Terra, anno 1994.
Già da qualche tempo un asteroide, dagli esperti denominato Grunge, si è schiantato con forza disumana sul suolo degli Stati Uniti d’America. L’impatto è stato di dimensioni devastanti, provocando numerose vittime musicali non solo nel continente a stelle e strisce, ma estendendo il suo raggio distruttivo anche all’Europa. L’onda d’urto sembrava aver spazzato via le certezze costruite nei decenni precedenti.
Così, Heavy Metal, Hard Rock e, soprattutto, AOR, dopo una gloriosa decade di fasti e innumerevoli successi, parevano quasi come superati, condannati ogni giorno ad una sempre più probabile, e quanto mai vicina, estinzione. Era una vera e propria lotta per la sopravvivenza.
In quello scenario apocalittico di inizio anni ’90, però, alcuni decisero di non restarsene con le mani in mano, ma di cercare di dare una scossa, magari decisiva, per far ripartire il cuore sofferente degli eighties. Quella scarica ad ampio voltaggio portava i nomi di album passati alla storia proprio per il quanto mai efficace recupero di certe sonorità, all’apparenza sopite e cancellate dalla nuova ondata musicale. Dischi del calibro di “Long Way From Love” di Mark Free, dell’invidiabile duo “Last Of The Runaways” – “Time To Burn” dei fenomenali Giant e dell’omonimo esordio dei Fair Warning – per citarne solo alcuni – portarono avanti la luce della speranza e, per quanto possibile, una certezza: il rock di stampo classico e melodico era ancora vivo, e non aveva perso la sua voglia di combattere, ne tanto meno l’ispirazione.
Fra le stelle lucenti del cielo melodico, il gruppo britannico Atlantic diede alle stampe il suo primo ed unico lavoro, il bellissimo “Power”, destinato poi ad essere annoverato fra i prodotti più interessanti e caratteristici del periodo.
La forza del disco, e non poteva essere altrimenti, deriva da una grande quantità di melodia, realizzata tramite un perfetto intreccio di chitarre e tastiere sempre puntuali e presenti, accompagnate da preziosi ritornelli e cori – da segnalare la presenza del singer degli Shy, Tony Mills, in veste di ospite – dal forte impatto emotivo. Un amalgama vincente in grado di partorire episodi decisamente sopra la media per il raffinato gusto melodico, conferendo un appeal affascinante e irresistibile alla musica proposta. Malinconia e passione si evidenziano in pezzi quali la strabiliante opener “It’s Only Love”, la seguente ed altrettanto affascinante “Power Over Me”, e le inestimabili perle “Can’t Hold On”, “Hands Of Fate” e “Nothing To Lose”.
La voce del singer Phil Bates – oltretutto anche chitarrista e tastierista aggiunto – si sposa degnamente con le sognanti atmosfere di ottantiana memoria partorite dalle quanto mai ispirate tastiere della coppia Chris Taylor-Glen Williams, mattatori di un sound decisamente keyboard-oriented. Più spazio alle chitarre è concesso negli episodi caratterizzati da un più ampio voltaggio: “Dangerous Games” e, soprattutto, “Bad Blood” – sembra quasi di sentire i grandiosi Night Ranger di Jack Blades – lasciano maggiore libertà alla coppia d’asce formata da Simon Harrison e Andy Van Evans, distaccandosi in maniera abbastanza netta dal resto del disco, grazie ad un ritmo più elettrizzante ed energico.
Come da copione, un grande disco di rock melodico non può certo avere delle lacune, in particolar modo se riferite alle ballad, da sempre valore aggiunto e punta di diamante di un genere che ha sempre cercato di strizzare l’occhio al grande pubblico.
A conferire ulteriore valore a questa tesi, nonché ad impreziosire ulteriormente il già elevato valore dell’album, giungono le toccanti “When The War Is Over”, “Every Beat Of My Heart” e la conclusiva “Hard To Believe”, abili dispensatrici di pensieri romantici e di grande calore.
In un periodo di grande difficoltà, dunque, per uscire dalla profonda crisi che l’Adult Oriented Rock stava attraversando erano necessarie delle prove pronte a testimoniare l’infinita voglia degli esponenti del genere di dimostrare il loro valore e il loro attaccamento alla musica. “Power” degli Atlantic è una esemplare risposta a coloro che davano il genere come morto e sepolto, un raggio di luce negli anni bui, nonché uno dei dogmi più sacri in un periodo di incertezze e paure.
Splendido.
Nota: Una versione rimasterizzata del disco è stata resa disponibile dalla Escape Music nel corso del 2008, con l’aggiunta della bonus track “Heart’s On Fire”, episodio di vivace rock n’ roll che si aggiunge con pieno merito alle già numerose gemme dell’album.
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Tracklist:
01. It’s Only Love
02. Power Over Me
03. When The War Is Over
04. Bad Blood
05. Can’t Hold On
06. Hands Of Fate
07. Every Beat Of My Heart
08. Dangerous Games
09. Nothing To Lose
10. Hard To Believe
11. Heart’s On Fire (Bonus Track)
Line Up:
Simon Harrison – Chitarra, Tastiere
Phil Bates – Voce, Chitarra, Tastiere, Back. Voc.
Paul Horse – Basso
Andy Duncan – Batteria
Chris Taylor – Tastiere
Glen Williams – Tastiere
Andy Van Evans – Chitarra
Phil Ridden – Batteria (Live)
Additional Musicians:
Tony Mills, David Saylor, Pete Green, Jo Bates – Cori