Recensione: Powerplay
La Svizzera si sa non è la Svezia, l’Inghilterra o gli Stati Uniti, paesi che hanno la capacità di sfornare centinaia di band ogni anno.
Questa nazione, tuttavia, ha sempre avuto la caratteristica di dare i natali a gruppi che, nel panorama musicale mondiale, sono stati in grado di lasciare un segno.
Impossibile non citare tra i più importanti Celtic Frost, Krokus, Gotthard e non ultimi gli Shakra. Proprio quest’ultima band, attiva sulle scene ormai dal lontano 1997, oggi si trova sotto i riflettori di Truemetal grazie alla nuova uscita discografica “Powerplay”.
Storia strana la loro, con tre cambi di vocalist nel corso degli anni che nonostante tutto ha sempre permesso al gruppo di mantenersi a galla nello sconfinato oceano del music business.
L’ottavo album in studio, il secondo con John Prakesh al microfono, è composto da dodici tracce di hard rock sanguigno e passionale, dove melodia e durezza si incastrano alla perfezione senza sbavature e in maniera pressoché perfetta.
La partenza è al fulmicotone con il trittico “Life is now”, “The mask” e “Higher” è caratterizzata dalle chitarre di Thom Blunier e Thomas Muster che s’intrecciano in riff letali da headbanging totale, esaltati dalla sezione ritmica curata da Dominik Pfister al basso e Roger Tanner alla batteria, che picchia duro come non mai.
Dopo un inizio così folgorante, la ballad “Wonderful life” è quello che serve per rifiatare ed apprezzare in pieno la voce di John, tanto grintosa nei momenti più veloci quanto dolce in quelli più lenti, situazioni in cui la timbrica si avvicina molto a quella dell’indimenticato Steve Lee.
Il ritmo risale con la ritmata “Dear enemy” ove le chitarre sprigionano inarrestabili colate di lava metallica, anche se in realtà è tutta la band nel suo complesso a brillare grazie ad una produzione cristallina, ottima nel mettere in risalto ogni strumento in maniera perfetta.
Nella melodica “Save you from yourself” ritroviamo molte similitudini con lo stile dei connazionali Gotthard, soprattutto nel ritornello vincente e cantato in maniera corale da tutti i membri del gruppo.
Queste somiglianze ricorrenti con il gruppo di Leo Leoni sono – per chi non apprezza molto le somiglianze e la mancanza di personalità – l’unico appunto che può essere fatto agli Shakra, anche se del tutto trascurabile nel quadro complessivo.
L’ascolto procede piacevolmente anche con le ultime tracce in scaletta; in “Dream of mankind” – nella quale troviamo addirittura strofe cantate in growl a braccetto con strofe come sempre orecchiabili – e “Secret hideway”, pezzo in cui si vira verso un roccioso hard rock tipicamente americano, con le due asce sempre padrone della situazione e pronte nel fornire una marcia in più, alternandosi nei solos e marciando all’unisono per il resto del brano.
A “Too good to be true” spetta il compito di chiudere questa eccelsa fatica discografica, una ballata mid-tempo che conferma tutto ciò che di buono gli elvetici hanno mostrato nei quasi 50 minuti di “Powerplay”.
Ormai dopo sedici anni di militanza nel panorama musicale, la band ha accumulato la giusta esperienza sia su disco che in sede live e non gli verrà complicato ritagliarsi il giusto spazio con questo nuovo episodio, perfetto trampolino di lancio per essere protagonisti della nuova stagione musicale.
E visti i tour effettuati in passato con artisti quali Uriah Heep, Hammerfall, Stratovarius contornate da partecipazioni a festival di prestigio quali Bang your head e Spirit of rock, non si fatica a pensare che in questo 2013 sentiremo nominare gli Shakra parecchie volte.
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Tracklist:
01.Life Is Now
02.The Mask
03.Higher
04.Wonderful Life
05.Dear Enemy
06.Save You From Yourself
07.Don’t Keep Me Hanging
08.Dream Of Mankind
09.Stevie
10.Because Of You
11.Secret Hideaway
12.Too Good To Be True
Line Up:
John Prakesh – Voce
Thom Blunier – Chitarra
Thomas Muster – Chitarra
Dominik Pfister – Basso
Roger Tanner – Batteria
