Recensione: Prayers For The Blessed – Vol. 2

Di Stefano Burini - 19 Dicembre 2016 - 21:56
Prayers For The Blessed – Vol. 2
Band: Sixx:A.M.
Etichetta:
Genere: Hard Rock 
Anno: 2016
Nazione:
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77

A pochi mesi di distanza dall’uscita di “Prayers For The Damned – Vol. 1” e come precedentemente annunciato da Nikki Sixx in persona, i Sixx:A.M. tornano a farsi vivi con la seconda parte del concept voluto e creato dall’ex bassista dei Mötley Crüe.

Come facilmente intuibile in virtù della contiguitá temporale e dalla comunanza di contenuti, “Prayers For The Blessed – Vol. 2” non si discosta di molto dal primo capitolo. Dall’artwork alle sonorità, passando per i testi fino ad arrivare alle melodie, il fil rouge che lega i due album appare evidente sin dall’inizio e percepibile in ogni singolo istante, al punto che – come qualche malizioso ascoltatore ha già avuto modo di far notare – in un paio d’occasioni il pur cercato e voluto family feeling tra linee melodiche, struttura canzone e arrangiamenti tende ad oltrepassare quel sottile confine che separa dall’autoreferenzialità.

Poco male, in ogni caso, poiché pur non raggiungendo le vette del suo predecessore o del – a modesto parere di chi vi scrive – tuttora insuperato “This Is Gonna Hurt”, “Prayers For The Blessed – Vol. 2” è in quattro parole un altro gran bell’album della premiata ditta Sixx/Ashba/Michael, foriero di poche sorprese sul lato formale e dei contenuti quanto ancora una volta caratterizzato da un’ottima tenuta complessiva.

A questo proposito le adrenaliniche “Barbarians (Prayers For The Blessed)” e “We Will Not Go Quietly” aprono le danze come meglio non si potrebbe, rivisitando il concetto di class metal in ottica moderna e tirando fuori dal cappello a cilindro riff e hookline melodiche di grandissima presa, in grado di stamparsi in testa fin dai primi ascolti. Bene anche le successive “Wolf At Your Door”, un riuscito concentrato di groove e melodia, e la più lanciata “The Devil’s Coming”, tra le quali si frappone la più canonica “Maybe It’s Time”, una delicata ballad che cede tuttavia il passo in termini di intensità rispetto all’altro lento in scaletta, la splendida cover di “Without You”, famosissima canzone dei Badfinger riproposta – tra gli altri – anche da Harry Nilsson, Mariah Carey e dai nostrani Gens.

Come anticipato, pur non sfigurando nel confronto con le migliori produzioni del combo statunitense, occorre ammettere che “Prayers For The Blessed – Vol. 2” presenta qualche momento di (fisiologica) stanca che lo colloca qualche gradino più indietro rispetto ad esse. Alcuni esempi? Su tutte la strumentale “Catacombs”: niente più che una dimostrazione di tecnica chitarristica alla maniera dei guitar hero di una trentina d’anni fa che nulla aggiunge e nulla toglie alla manifesta bravura di DJ Ashba – le cui armi segrete, più che la velocità o il funambolismo, risultano essere il groove e il gran gusto nell’intessere assoli e atmosfere – ma anche la sparata “That’s Gonna Leave A Scar”, non una brutta canzone ma uno di quei casi in cui  si ha l’impressione che il mestiere tenda a prevalere.

Il finale d’album è viceversa di grande impatto con la già citata “Without You” e il terzetto finale composto dai tre brani meno standard in scaletta – i quali si rivelano peraltro essere i migliori – con particolare menzione per la mutevole “Riot In My Head”, caratterizzata da delicate atmosfere notturne sfocianti nell’ennesimo refrain di gran presa e dalla grande prestazione di James Michael qui negli insoliti panni di crooner, e per la favolosa “Helicopters”: senza dubbio il più bel finale possibile per questo doppio album.

Sono bravi, a tratti bravissimi, hanno un cantante pazzesco, una vecchia volpe come Nikki Sixx a reggere le fila e un chitarrista tanto valido ed eclettico quanto sottovalutato; tuttavia, considerando che gli anni ’80 e ’90 sono passati da un pezzo e con essi la popolarità di tutto quanto riconducibile al rock duro – classico o moderno che sia – agli appassionati non resta che godere dell’ultima fatica del terzetto statunitense senza dimenticare che il compito di far conoscere e apprezzare gruppi come i Sixx.A.M. spetta ormai sopratutto a loro (noi) stessi.

Stefano Burini

 

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