Recensione: Precious Metal

Di Francesco Maraglino - 8 Marzo 2014 - 18:00
Precious Metal
Etichetta:
Genere: AOR 
Anno: 2014
Nazione:
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82

Gli House of Lords esordirono con il proprio omonimo album nel 1989, impiantandosi solidamente tra le band più espressive ed amate del melodic rock. Nella loro line up dell’epoca, emergeva la figura carismatica del mago delle tastiere Gregg Giuffria, già con i leggendari Angel e poi con i suoi Giuffria. Tra i membri più in vista degli HOL si stagliava, naturalmente, pure la personalità del cantante James Christian, vocalist tanto a suo agio con le sequenze sonore più aggressive quanto, e soprattutto, con le aperture più ariose e melodiche. Il seguente album, Sahara, raggiunse pure buoni riscontri anche grazie alla riuscita cover della Can’t Find My Way Home di “blindfaithiana” memoria. Il combo, però, a quel punto si sciolse temporaneamente, per ricomparire con la formazione rimaneggiata di Demon’s Down, e poi giungere ad un definitivo split.
Definitivo?  Naturalmente no, come spesso avviene nel mondo del rock: nel 2000 i nostri ricominciarono a suonare insieme con il discusso e progressivo Power and the Myth, per tornare, poi, al proprio classico suono pomposo e duro con il grandioso e fondamentale World Upside Down, uno degli album indispensabili, ad avviso del recensore, del melodic rock degli anni zero-zero.
“World…” dà il via a una splendente nuova stagione creativa per James Christian, accanto al quale non c’è più  Giuffria – il quale però guarda con affetto alla sua creatura dall’esterno, intarsiando i brani di “World”con i suoi magici e cristallini tasti d’avorio – ma una squadra di abili musicisti tra i quali si consolida via via il ruolo del chitarrista Jimi Bell. Come To My Kingdom, Cartesian Dreams e – in tono minore – Big Money rappresentano, per la band, le tappe di un percorso dorato attraverso l’incanto di melodie grandiose e cristalline e suoni hard e solenni.
A distanza di qualche tempo dall’ultimo lavoro solista, Lay It All On Me, James Christian fa ripartire subito anche in questo 2014 il motore della sua macchina da guerra dell’AOR, che si ripresenta con un nuovo full length intitolato “Precious Metal”, ancora una volta sotto l’egida di Frontiers Records.

Sin dall’apertura con Battle, epica, incalzante ed ariosa, la band statunitense ci consente di fare un tuffo nelle atmosfere del proprio miglior repertorio degli esordi, e così fanno Epic, col suo arrembante hard rock cinematografico, ed Action, hard rock sferzante e melodico un filo al di sotto delle precedenti tracce.
Pure I’m Breakin’ Free sventaglia un class rock ottantiano pervaso fino al midollo di  grinta e melodia, mentre Permission To Die di staglia quale duro dal ritmo contenuto e trapunto dal suono di una sei-corde elettrica saettante tra assoli e ficcanti riff.
Più vicini ai territori della seconda giovinezza del combo appaiono Turn Back The Tide, sulle tracce di un melodic rock arioso nello stile dei più recenti HOL e, su un gradino qualitativamente più elevato, la conclusiva You Might Just Save My Life, che si muove lungo gli stessi percorsi della precedente ma è più tosta e melodica insieme.
Naturalmente Precious Metal, oltre che per l’abile lavoro delle asce, per i raffinati inserti di tastiere, e per il sopraffino incalzare della sezione ritmica (vedi Swimmin’ With The Sharks), si contraddistingue per la presenza di armonie generosamente profuse (ma non manca qualche momento più teso, come Raw), che valorizzano e sono potenziate dall’ugola del band leader. In tal senso, appaiono particolarmente efficaci le ballate e le “quasi ballate”, come la magnifica title-track Precious Metal, delicata e commovente ed ingemmata da pregiati intarsi acustici, Live Every Day (Like It’s the Last), semi ballad intensa e melodiosa, ed ancora Enemy Mine, contrassegnata da flautate tastiere quasi prog e dalla presenza della voce femminile della signora Robin Beck (coniugata Christian).

L’ultimo full-length degli House of Lords, insomma, è un’opera, nel suo genere, quasi perfetta, con appena qualche minima caduta di tono, e conferma la banda di James Christian e soci come una garanzia assoluta non solo per i fans del rock melodico, ma per chiunque non abbia al posto del cuore un pezzo di ghiaccio.

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