Recensione: Preparing For War

Di Ivo Dell'Orso - 12 Luglio 2004 - 0:00
Preparing For War
Band: Darkthrone
Etichetta:
Genere:
Anno: 2000
Nazione:
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80

Questo volume è una raccolta del materiale inciso dalla band mentre era sotto contratto con la Peaceville (ovvero dal 1990 al 1994) e quindi troveremo le canzoni di album seminali come Soulside Journey e A Blaze In The Northern Sky e canzoni di capolavori senza tempo come Under A Funeral Moon e il grandioso Transilvanian Hunger.
Molti diranno (fose non a torto) che questa raccolta comprende il materiale migliore mai composto dai Darkthrone transcurando un gioiello come Panzerfaut ’95 che è stato il primo disco a essere realizzato per la Moonfog: comunque molti ritengono che la parabola discendente del gruppo sia iniziata (sarebbe meglio dire che è finita la fase di superiorità assoluta) con il cambio di etichetta…Io ritengo che fino a Panzerfaust la band si sia evoluta sempre e sempre meglio con  dischi che hanno fatto non la storia del Black, ma il Black stesso.

Preparing For War si apre nel più ovvio dei modi: la prima traccia è l’inno supremo dei Darkthrone e forse di tutto il Black. Transilvanian Hunger è la canzone perfetta che ogni gruppo cerca di scrivere ma con scarsi risulati; per me è la più grande Black song mai concepita da una mente umana, grande in tutto: nella musica, nel drammatico testo, nel modo in cui sono suonate le chitarre e poi alla voce c’è Mr. Nocturno Culto che si trasforma nel Morbid Count e ci racconta le sue eterne sofferenze. Un must assoluto e imperdibile.
La seconda traccia è presa dal secondo demo realizzato dal gruppo (A New Dimension ’88): Snowfall è un pezzo molto lungo (più di nove minuti) e consente a Fenriz e compagni di spaziare da ritmi lenti e apocalittici che ricordano i Black Sabbath a furie speed e thrash senza mai dimenticare la doppia cassa. Una nota a parte merita la “produzione”: chi ritiene che Under A Funeral Moon abbia una produzione immonda, stia alla larga da questa canzone: a me fa tenerezza sentire il volume abbassarsi quasi del tutto verso gli otto minuti e poi c’è una pesantezza di suono che non ho mai riscontrato in nessun altro demo di Black Metal, è spaventosa l’approssimatezza di questa registrazione; comunque Snowfall è un pezzo strumentale bellissimo che concede spazi alla melodia verso metà canzone. E’ una grande chicca per tutti i fan.
Archipelago è presa dal demo Thulcandra del 1989 e in questa canzone si iniziano ad evidenziare le tendenze per death e thrash brutali: massacro sonoro e vocione profondo dall’aldilà. Altro regalo per i fan più curiosi.
Con I En Hall Med Flesk Og Mjod si ritorna a uno dei momenti migliori di quel Transilvanian Hunger che ha confermato i Darkthrone come stelle di prima grandezza nel firmamento del Black. Le lyrics sono un regalo dell’amicone Varg Vikernes mentre le musiche sono tutte dei nostri eroi.
The Pagan Winter è il primo capolavoro tratto da A Blaze In The Northern Sky: grande pezzo che riesce a creare un’atmosfera unica, raggiunta e superata forse solo da Kathaarian Life Code (assente da questa raccolta forse per l’eccessiva durata); questa canzone sull’album aveva il compito di chiudere definitivamente le danze: su questa raccolta le cantilene sinistre che chiudono il pezzo aprono la strada a Grave With A View tratta da Soulside Journey. In questo pezzo (così come per altri pezzi dei demo e del primo album) noto delle stravaganze vicine ad un certo prog di non facile assimilazione; niente di male comunque, il pezzo è bello e non vi dispiacerà. La traccia numeo sette è registrata dal vivo ad Oslo nel 1989 e comprende due canzoni: la prima di queste è Eon ed è la canzone che chiude Soulside Journey mentre l’altra è proprio la fuiosa Thulcandra tratta dall’omonimo demo. La registrazione è abbastanza buona considerando che si tratta di un live ma soprattutto se la si confronta con la scandalosa registrazione di Snowfall.
Soria Moria è sempre registrata dal vivo ad Oslo nel 1989 e conferma l’attitudine al death che successivamente si evolverà divenendo il black che amiamo. Ora è il momento di un altro grandissimo classico: Natassja In Eternal Sleep è la canzone che apriva Under A Funeral Moon e nella sua incredibile velocità evidenzia il passaggio definitivo al Black dopo l’assaggio del disco precendente; un classico del Black più romantico e carico di immagini suggestive.
Cromlech ha dato inizio ufficialmente all’avventura dei Darkthrone (poichè aprista di Soulside Journey): è veloce nel suo incedere devastante e mette in evidenza la relativa complessità delle linee di chitarra che costituiscono il grosso del pezzo; è davvero una grandissima canzone che vi convincerà a far vostro anche il primo album dei Darkthrone.
Direttamente da A Blaze In The Northern Sky arriva quest’altro mostruoso capolavoro che risponde al nome di In The Shadow Of The Horns: è una delle tante canzoni dei Darkthrone che hanno fatto scuola a molti altri gruppi; le urla disperate e lancinanti di Nocturno Culto, che su quell’album manifestò tutto il suo spaventoso potenziale vocale, sono qualcosa che è indiscutibilmente legato al concetto stesso di Black. Pezzo clamoroso e fondamentale: di canzoni non se ne scrivono più da anni.  
Neptune Towers è un altro pezzo estratto da Soulside Journey: lento con un ottimo lavoro di chitarre, si velocizza nel finale con solo annesso. 
Under A Funeral Moon è tratta dall’omonimo capolavoro del 1993 e ne rappresenta uno degli episodi qualitativamente più validi: velocità, potenza e liriche malate frutto di una mente perversa come quella di Fenriz; un classico in pieno stile Darkthrone.
La quattordicesima traccia è stata ancora una volta presa da Transilvanian Hunger, Skald Av Satan Sol è sicuramente uno dei pezzi migliori di quel disco ed ha una “ritornello” facilmente memorizzabile dopo pochissimi ascolti; ma a me brucia un pò l’esclusione della grandiosa En As I Dype Skogen che meglio rappresenta, insieme la titletrack, lo spirito di Transilvanian Hunger.
La conclusiva Iconoclasm Sweeps Cappadocia è l’ennesimo riferimento (il quinto) a Soulside Journey: il terrificante urlo iniziale di Nocturno Culto è qualcosa di fenomenale; poi il pezzo vive di varie atmosfere ora veloci, ora sabbathiane, ma la cosa che più colpisce sono gli ottimi riff partoriti dalla chitarra che, non vorrei offendere nessuno, mi sembrano usciti da uno degli ultimi dischi dei Death (fatte le logiche distinzioni anagrafiche dei lavori, dei generi e delle abilità esecutive dei musicisti in questione!).  

Riepilogando, questa raccolta omaggia Soulside Journey molto più di tutti gli altri lavori, forse per far conoscere ai più le perle che il debutto di questa straordinaria band contiene; molto interessanti risulteranno alle orecchie dei più curiosi brani oscuri come Snowfall, Archipelago e Soria Moria; questo disco è consigliato a tutti gli amanti dei Darkthrone per approfondire meglio la conoscenza del gruppo; metre alle educande raccomando vivamente di procurarsi almeno i quattro dischi fondamentali A Blaze In The Northern Sky, Under A Funeral Moon, Transilvanian Hunger e Panzerfaust che hanno generato una serie sterminata di stereotipi e regole imprescindibili per chiunque voglia suonare e vivere il Black.
Questa è una raccolta molto completa che farà la felicità di vecchi e nuovi adepti: i Darkthrone sono il true Norwegian Black Metal, chiunque non ritenga che ciò sia vero, per carità, ne stia lontano.

Ivano Dell’Orco.

Tracklist:
    
 1 – Transilvanian Hunger (6:00) 
 2 – Snowfall (9:04)  
 3 – Archipelago (4:52)
 4 – I En Hall Med Flesk Og Mjod (5:04)      
 5 – The Pagan Winter (6:34)       
 6 – Grave With A View (3:27)     
 7 – Eon/Thulcandra (4:51)      
 8 – Soria Moria (3:42)
 9 – Natassja In Eternal Sleep (3:26)
10 – Cromlech (4:08)
11 – In The Shadows Of The Horns (6:57)
12 – Neptune Towers (3:27)
13 – Under A Funeral Moon (4:57)
14 – Skald Av Satan Sol (4:18)
15 – Iconoclasm Sweeps Cappadocia (3:59)     

Total running time: 74:45     

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