Recensione: Primal Massacre

Di Alberto Fittarelli - 17 Luglio 2004 - 0:00
Primal Massacre
Band: Vomitory
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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73

Quanto amo le cose semplici, certe volte! Nel 90% del Death metal che mi
giunge sotto mano in questi ultimi tempi c’è una più o meno evidente corsa
verso l’esasperazione tecnica, nella speranza di poter così ottenere risultati
personali ed un’identità marcata sulla scena: ed è così che effettivamente ci
arrivano molti ottimi dischi oramai da tutto il mondo o quasi.  Ma cosa
sarebbero tutti questi albums se non ci fosse qualcuno che ad assumersi l’onere
di comporre musica robusta, feroce, nella più totale indifferenza verso limiti
da superare e originalità da dimostrare?

Gruppo solido e dalla grande esperienza, formatasi in quindici anni di
attività, i Vomitory sono una di quelle che potremmo definire sicurezze:
da loro è estremamente difficile aspettarsi stravolgimenti di sound, e quello
che mi capita di ascoltare su questo nuovo Primal Massacre è
infatti l’ennesima buona variazione sul tema, costituito da un death svedese
roccioso condito da un 10% di brutal americano, specie per quanto riguarda la
voce e le timbriche. A tutto va mescolata anche l’immancabile componente
slayeriana, che in alcuni momenti (episodi come Gore Apocalypse, ad
esempio) emerge senza il minimo pudore. E allora cos’è cambiato in questi anni,
direte voi? 

Bene, come dicevo i Vomitory non sono certo dei pivelli, quindi sanno
benissimo come far sì che un disco classicissimo abbia comunque spunti
d’interesse notevoli; la personalità del sound si è assolutamente delineata
dopo quel Revelation Nausea (2000) che ha permesso loro di
raggiungere il “grande pubblico” del Death metal grazie anche al
lavoro della Metal Blade; e di volta in volta sarebbe superficiale non notare
gli accenti che il combo mette su questa o quella caratteristica del proprio
stile. Se quindi con il precedente Blood Rapture avevamo un
granitico blocco di pezzi basati essenzialmente sul groove (ed in cui, forse,
gli Slayer erano fin troppo presenti), qui la band accentua la velocità e certe
soluzioni melodiche in pieno stile svedese, gratificandole anche con una
produzione sostanzialmente adatta al sound: non pulitissima, potente, piena sui
bassi, così da riempire tutti gli spazi a pieno.

La citata Gore Apocalypse, la seguente Stray Bullet Kill (toh,
di nuovo un riff slayeresco…) e soprattutto l’accoppiata Demons Divine/Autopsy Extravaganza
sono gli apici dell’album, dove riscontro la maggiore ispirazione del gruppo.
Certo, innovazioni sostanziali non ce ne sono ed è difficile in effetti vederle
in prospettiva: ma chi dice che ce ne sia bisogno, quando lo standard è
comunque più che buono? Un disco che piacerà sicuramente agli appassionati del
genere, gli altri gli diano magari un ascolto preliminare.

Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli

Tracklist:

1. Primal Massacre 
2. Gore Apocalypse  
3. Stray Bullet Kill 
4. Epidemic (Created to Kill) 
5. Demons Divine 
6. Autopsy Extravaganza 
7. Retaliation 
8. Condemned By Pride  
9. Cursed Revelations 
10. Chainsaw Surgery

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