Recensione: Primeval Force

Di Daniele Balestrieri - 21 Aprile 2009 - 0:00
Primeval Force
Band: Tharaphita
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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80

I Tharaphita non sono ormai più una novità su queste pagine, ma la loro produzione merita certamente ben più di una menzione. Nonostante l’effettivo intralcio di non provenire dalle zone ‘hot’ dell’Europa musicale “che conta”, ma da un paese che da poco è riuscito a reagire da tutta una serie di problematiche sociali, politiche ed economiche, il metal estone ha iniziato a far parlare di sé grazie all’operato della giovane Nailboard Records, che ha stiracchiato i propri fondi fino all’ultimo centesimo per promuovere i propri pupilli all’estero. Dovremmo ringraziarli, perché il metal baltico è da sempre una nicchia ispirata che certamente avrà modo di emergere in futuro.

Iidsetel sünkjatel radadel, del 2007, è stato l’ultimo di una serie di dischi e demo che hanno visto il sound dei Tharaphita cementarsi in una sorta di folk-heavy-black ben fatto ma non troppo prominente; tuttavia i nostri cinque estoni non sono sempre stati così elaborati nel loro modo di produrre dischi: testimone è questo Primeval Force, una gemma dimenticata che merita più successo di quanto avuto finora.

Parliamo infatti non di folk, non di black, ma di heathen metal di primissima scelta. Che tipo di metal? Beh, il genere proposto non è classificabile in altro modo che metal. Metal epico, dalle distintissime tinte pagan, avvicinabile alla branca dell’heavy viking che ha visto il suo splendore proprio attorno al 2005 e che affonda le radici nella produzione di Bathory in persona. Ancora una volta strumenti sinceri, limpidi e ben riconoscibili nella massa sonora proposta. Chitarre grasse, pesanti, percussioni saggiamente dosate e incedere tipicamente heavy metal con degli squisiti intermezzi thrash che donano corpo e velocità a più di una traccia senza dover necessariamente attingere al black, in pienissimo stile eighties, per intenderci. La voce è al picco della sua pulizia, specie al centro di due album come Tumedate Tunnete Kütkeis e Iidsetel Sünkjatel Radadel che hanno visto rispettivamente un’introduzione e un ritorno a vocalizzi più grezzi, forse per attirare le grazie di quelle frange di pagan-metallers sempre più  inclini a uno stile tendente al black che non all’heavy vecchio stile.
E invece Primeval Force riesce a essere una forza della natura senza piegarsi ad atmosfere spasmodicamente epiche come quelle dei vicini Moonsorrow. L’adozione della lingua inglese è stata una scelta certamente tormentata ma necessaria, al tempo, per una diffusione più capillare delle loro opere, in un periodo molto delicato in cui una mossa falsa, o azzardata, avrebbe significato la fine di tutto. Eppure un po’ mi sento di rimpiangere l’inglese di quest’album, nonostante sia un fervido sostenitore delle lingue locali.
I brani appaiono immediatamente ben strutturati, le strofe si incastrano perfettamente nei riff sostenuti e mai banali, e una tastiera sempre presente ma mai troppo ingombrante riesce a donare efficacemente una carica emotiva non indifferente agli otto brani di facile lettura e di immediato appeal. Degna di nota è anche la presenza di diversi assoli di gran pregio stilistico: menzion d’onore alla splendida “Manalateekond” e ai suoi due minuti strumentali conclusivi che lasciano davvero il segno nell’economia dell’album intero. Difficile avvicinarli a qualche band già conosciuta, ma la passione che trasuda da ogni corda e il solido legame all’heavy anni 80 ricorda i nostrani Doomsword, mentre le atmosfere evocate hanno un sapore leggermente Bathoryano, sebbene scevre dei cori simbolo del compianto maestro svedese.

Un album tradizionale e fresco allo stesso tempo, davvero da provare. Un peccato che abbiano deciso di abbandonare questo sentiero, ma una sbirciata alla loro homepage tradisce un voler ricominciare da zero: il loro ultimo lavoro, della fine del 2008, è nientemeno che un demo. Gesto curioso per una band di oltre 10 anni e con diversi album al proprio attivo. Sarà un ennesimo tentativo di rinascita o forse il risultato di problemi ben più gravi: sia come sia, attendiamo al varco la loro prossima fatica.

Daniele “Fenrir” Balestrieri

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TRACKLIST:

1.Sorceress
2.Primeval Force
3.Throne of Bones
4.10,000 Eestlast
5.Tongue of Flame
6.Passing Into Anguish
7.Destroyer of Soul
8.Manalateekond

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