Recensione: Primigenia
“Teoria evoluzionistica applicata alla musica”, “ Darwin nel rock” o ancora: “Evoluzione umana nel contesto socio-artistico della sottocultura metal”.
Se mai doveste trovare questi libri (totalmente immaginari, ovviamente! ) in una polverosa biblioteca, la band che andremo ad “ascoltare” in questa recensione, ne occuperebbe quantomeno un capitolo.
Parliamo degli 8 Point Rose, ma prima, un piccolo passo indietro ed un esperimento “scientifico”.
Anni fa, gli At The Gates ebbero la “colpa” di portare lo swedish death al massimo delle sue potenzialità. Questo creò un ambiente stagnante in cui ogni band, seguendo come una bibbia quello splendido lavoro chiamato “Slaughter of the Soul”, proponeva i “soliti” stop and go, riff splendidi, ma stra-ascoltati ed un tipo di produzione che divenne un marchio di fabbrica per le band scandinave.
Gli In Flames ebbero invece il colpo di genio di rinfrescare il genere, semplicemente…tornando indietro!
Andando a ripescare twin-guitars di maideniana memoria, passaggi strumentali assolutamente melodici e fraseggi mutuati dalla NWOBHM, il gruppo capitanato da Jesper Stromblad mantenne lo screaming, l’impatto e il “mood” tipicamente death e la scintillante produzione degli studios svedesi.
Ora l’esperimento.
Se prendessimo gli In Flames e gli “innestassimo” una voce pulita e melodica, riotterremmo quindi il “ceppo originario”? Il risultato sarebbe una sorta di Iron Maiden ipervitaminizzati?
Esito dell’esperimento: no.
Avremmo una band probabilmente molto simile a questi debuttanti 8 Point Rose.
Il gruppo scandinavo si presenta con un mix sapientemente bilanciato di metal classico, death svedese e cori AOR (!!!), il tutto eseguito da preparati musicisti, valorizzati da una produzione, nemmeno a dirlo, strepitosa.
Echi di Sentenced, Morgana Lefay, The Haunted, At The Gates, e nei momenti maggiormente “commerciali”, dei The Rasmus, sono presenti in questo ottimo platter.
Impatto, precisione, melodia ed un apertura mentale scevra da ogni freno inibitore fanno di questi giovanissimi ragazzi una piacevole sorpresa.
Peculiarità di questa band è la presenza di ben tre singers.
Alla splendida voce di Marcus Nygren, si affiancano quelle maggiormente aggressive dei 2 fidi axemen. Alexander Timander, si occupa della sei corde e si rende protagonista assoluto di un abrasivo e comunque intelleggibile screaming, al pari del suo “socio” Adam Johansson, che oltre a dispensarci splendid riff e ottimi soli, ci investe con un profondissimo growl.
Le tre voci non si limitano ad alternarsi in una noiosa staffetta musicale, ma si fondono e cantano insieme in modo totalmente naturale. Quasi il nostro cervello si aspetti inconciamente che quella parte debba “per forza” suonare in un certo modo, la band ci dimostra la cura e l’attenzione maniacale che ha riservato agli arrangiamenti vocali, dove nulla è scontato, ma suona esattamente come “dovrebbe” suonare.
Accostabili ad un primo e superficiale ascolto, ai canadesi 3 Inch Of Blood, gli svedesi nota dopo nota dimostrano invece un approccio più adulto e maturo (per la cronaca: hanno una media di 20 anni !!!), meno “defender” ma con uno spettro di emozioni decisamente più vario e profondo.
Ogni brano non è uno sterile calderone di generi musicali, di riff e urla belluine, bensì una canzone memorizzabile che soddisfa la nostra voglia di cantare a squarciagola e altresì di sentire partiture assolutamente metal, aggressive e da puro headbanging.
Possiamo citare, tra le splendide canzoni di questo debutto, “Out Of the Shadows”, potenziale hit dal sound moderno e potente, arricchito da un ritornello che necessiterà di un prete per esorcizzarlo dalla nostra mente. La canzone ospita per il solo Peter Grehn (Morgana Lefay).
La bellissima “When Caos Rules Our Lives”, dove Nygren canta così bene da spaventare.
Un approccio strumentale tipico degli In Flames, fa da cornice ad una prestazione del singer letteralmente strappa-applausi, in cui passa da un timbro simile a quello dell’Hansi Kürsch più melodico, a quello di uno scafato cantante AOR con tanto di azzeccati e memorizzabili cori. Immancabili le voci estreme a rendere il tutto più completo ed originale.
Ancora: estrapolata direttamente quanto virtualmente da “The Jester Race”, troviamo “Winter Storm”, con una linea vocale davvero bella, un assolo perfetto ed una durata da manuale. Tre minuti per un brano splendido ed efficace. Anche qui i nostri dimostrano la loro assoluta maturità, epurando le canzoni da ogni orpello ed inutile infiorettatura, ci colpiscono con la precisione di un cecchino.
Primigenia, la title-track, è curiosamente un breve brano acustico e strumentale che, citando i Dissection, sembra in realtà essere una intro per l’ultimo e forse maggiormente rappresentativo episodio.
“Name of Time” chiude questo disco con un attacco frontale guidato dallo screaming di Simon Berglund, giunto direttamente dagli Zonaria per dar man forte al nostro manipolo di eroi svedesi.
Forse il brano più death-oriented dell’intero lotto, ci offre assoli tecnicamente superbi, break strumentali da brividi ed un finale tutto in crescendo in cui Nygren ci dimostra che, se vuole, se serve, è in grado di raggiungere tonalità altissime donando un tocco di epicità in più ad una canzone già perfetta.
Non potendo far altro che arrenderci a questi “ragazzini”, non ci resta che acquistare il loro debutto.
Curiosità: quasi l’intero disco è stato utilizzato dalla star IFBB americana David Henry per il suo dvd “Beyond Motivated”. Henry, bodybuilder ed autentico mostro (nel senso positivo!) di genetica, si allena e ci parla di dieta e preparazione mentale, con in sottofondo le note dei nostri 8 Point Rose.
Pensando al potenziale immenso di questi giovanissimi metallers, possiamo tornare agli esperimenti degni del miglior Frankenstein Jr.
Chissà cosa accadrebbe se impiantassimo in Al Bano un po di Manowar, o magari la voce di Baglioni in un gruppo depressive-black, o ancora, chissà se….
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Tracklist:
01. Resolve
02. Out Of The Shadows (Guitar solo by Peter Grehn – Morgana Lefay)
03. When Chaos Rules Our Lives
04. Endless Rage (Guitar solos by Tomas Olsson – Bloodbound & Johan Reinholdz – Andromeda)
05. Relentless
06. The Shadow
07. Winter Storm
08. I Want The World To See (Guitar solo by Jonas Jarlsby – Avatar)
09. Primigenia
10. Name Of Time (Growl by Simon Berglund – Zonaria)
Line Up:
Marcus Nygren – Voce
Alexander Timander – Chitarra / Voce
Adam Johansson – Chitarra / Voce
Marcus Sjösund – Basso
Johannes Timander – Batteria