Recensione: Prisma
“Ed ora un altro passo oltre la linea invalicabile dell’essere, mi prostro innanzi alla mia anima splendente di una luce propria, che mi spinge a vedere”, ragazzi se non è poesia questa!!! No, non sono parole mie, anche se avrei voluto, ma è uno stralcio tratto da “Giochi di luce” uno dei cinque brani di cui si compone “Prisma” mini cd di debutto dei fiorenti Juglans Regia, una delle band più concettualmente intellettuali alle quali mi sia mai avvicinato.
E si, devo ammettere di aver nutrito sempre un forte sentimento di rispetto e di stima per questa combo che, dopo anni ed anni di militanza underground contornata da numerosi demo tape ed una serie infinita di partecipazioni a compilation e raccolte varie, riesce finalmente a coronare il proprio sogno, autofinanziandosi le spese per questo loro primo debutto ufficiale che, se fosse supportato a dovere, sono sicuro potrebbe portargli più di qualche semplice gratificazione personale.
Sin dai loro primi passi all’interno della scena musicale nostrana, i Juglans Regia hanno desiderato in ogni modo distinguersi dal manipolo di band clone che da sempre hanno calcato i palchi nazionali, cercando di mantenere una propria identità ben definita fatta di perseveranza, duro lavoro, ed amore, tanto amore per la musica. Una proposta la loro, che cerca insistentemente di sfuggire a qualsiasi tipo di facile catalogazione riuscendo, come è chiaro sin dal titolo del suddetto mini, ad assorbire varie influenze musicali, e a scomporle nei suoi multiformi aspetti.
Infatti, nel songwraiting dei cinque musicisti toscani, convergono le influenze più disperate possibili, dal prog rock anni ’70 del Benco, Rovescio della medaglia, Biglietto per l’inferno e Premiata Forneria Marconi, al metal maideniano anni ottanta, alle sperimentazioni elettroniche dei genialoidi Ozric Tentacles, il tutto reso ancora più superbo da delle liriche, mai banali, che rappresentano una ponderata riflessione sugli stati d’animo dell’essere umano, e che riescono ad evocare la magia visionaria di personaggi e ambientazioni surrealistici, un po’ come soleva fare il buon Battiato su capolavori del calibro di “ Clic” o “Fetus/pollution”.
Naturalmente l’apporto di un tastierista fisso in formazione, contribuisce a rendere la loro proposta molto più completa ed avvincente che in passato, riuscendo allo stesso tempo ad amalgamare e a rendere più compatto il sound dei nostri, risaltato da una produzione davvero degna di menzione.
Così dalla splendida “Giochi di luce”, brano che racchiude in se la quintessenza del prog inteso nel senso più lato, fra variazioni di tempo ed atmosfere più dilatate, sino ad arrivare alla mazzata metallica “Crepe” degna dei Theater più ostici e tecnici, i Juglans Regia ci prendono per mano e ci trasportano nel loro personale viaggio sonoro fatto di sensazioni emotive e feeling ancestrali.
Beh che dire, sicuramente i cinque si rendono artefici di una prova davvero all’altezza delle aspettative, il cui unico difetto potrebbe essere di non essere compresa da chi consuma la musica come se fosse un fazzoletto di carta usa e getta, ma se nel vostro animo c’è ancora spazio per le forti emozioni e la ricercatezza di una certa cultura musicale radicata nel passato proiettato verso il futuro, allora “Prisma” potrebbe fare al caso vostro, perciò cogliete l’attimo fuggente!!!!