Recensione: Privilege of Evil
Registrato tra quattro mura in pieno 1991 e introdotto al grande pubblico nel 1993, ovvero un anno dopo l’uscita di Karelian Isthmus, Privilege of Evil rappresenta a tutti gli effetti la prima forma ufficiale di una delle band più prolifiche e di successo della grande Finlandia. Reduci da un demo quasi impossibile da ascoltare per la scarsa qualità del suono, da un seguente split e da un rarissimo 7″ intitolato semplicemente “Amorphis”, gli amorfi seguaci di Ukko stabiliscono le condizioni dell’avvio della loro carriera in maniera netta, già da dominatori.
Il male è un privilegio, e il greve death metal suonato dalla storica formazione di Helsinki lo dimostra senza troppi orpelli. Al tempo, così come ora, capeggiati insindacabilmente da Esa Holopainen, i quattro si sono avvalsi del prezioso aiuto di Jukka Kolehmainen, al tempo militante negli Abhorrence, per brutalizzare con la propria voce una delle tracce più tecniche di questo EP, “Vulgar Necrolatry“, che risalta come la traccia in assoluto più distante dalle ultime, complesse virate acustiche di album come Tuonela o Far From the Sun. A sentire gli album del 2000, probabilmente i neofiti fan degli Amorphis nemmeno sospetterebbero che dietro a quel fantasioso progressive-doom-death si cela un passato tanto vicino ai Morbid Angel o ai Bloodbath.
Eppure questo Privilege of Evil ne è la dimostrazione più palese.
Le tastiere di Jan Rechberger, che con Karelian Isthmus e soprattutto con Tales from the Thousand Lakes prenderanno via via sempre più il sopravvento, in questo album risultano semplicemente delle oscure note discordanti che emergono dal tappeto di chitarre di “Pilgrimage From Darkness” e dai sinistri rintocchi di campana di “Misery Path“, forse la traccia che più di tutte introdurrà quel sound che esploderà definitivamente con la sensazionale Black Winter Day.
Questo death estremamente melodico e articolato, suonato con tutti i crismi che ci si poteva attendere dall’epoca (giri di chitarra bassissimi, percussioni martellanti e basso cavernoso), risulta particolarmente feroce grazie al mai troppo rimpianto Tomi Koivusaari, responsabile del growl terrificante dei seguenti due album fino al passaggio di testimone con Pasi Koskinen, dapprima criticato e in seguito apprezzato dalla totalità della critica (cosa che mi aspetto accada entro breve anche con Tomi Joutsonen) e qui gran caratterizzatore delle oscure melodie finniche che compongono l’intero EP.
Il disco risulta sicuramente grezzo, come ci si potrebbe aspettare da ogni registrazione dimostrativa di questo tipo. Tuttavia la Relapse, anche contro il volere della stessa band, ha operato un lavoro di pulizia delle tracce encomiabile, e pur omettendo un qualsivoglia libretto nella confezione, è riuscita a dare vita propria a quest’opera che ora è stata integrata all’interno della riedizione di Karelian Isthmus. È innegabile che una buona fetta di fan degli Amorphis sia rimasta legata a quel magico e notturno periodo di Karelian Isthmus e di Tales from the Thousand Lakes. In pochi però si sono avvicinati a questo Privilege of Evil, anche perché la metà delle canzoni contenute nel disco sono presenti in Karelian Isthmus e quindi in questa versione, più che in quella precedente (ma in realtà successiva) risultano ridondanti. Ma per chi desidera un’altra fetta della stessa, velenosa torta di questi Amorphis ante-litteram, Privilege of Evil è un album imprescindibile. Grezzo, marcio, ma allo stesso tempo melodico e aggraziato come solo gli Amorphis sanno fare, Privilege è l’ennesimo, privilegiato marchio di garanzia – il primo di una lunga serie a venire.
TRACKLIST:
1. Pilgrimage From Darkness
2. Black Embrace
3. Privilege Of Evil
4. Misery Path
5. Vulgar Necrolatry
6. Excursing From Existence
