Recensione: Proclamation of War
C’è un vulcano che è tutt’altro che spento in Svezia: Morphetik, si chiama, e la sua lava è formata, non da magma, ma da note di metallo incandescente.
Questa band nasce nel 2018, dall’unione di alcuni membri dei Nazghor con il vocalist dei Necrobeast, gruppi appartenenti, entrambi, all’incredibile scena Black Metal svedese.
Sostituito temporaneamente il “corpse paint” con indumenti più stradaioli e ribelli, i Morphetik suonano un violentissimo Thrash Metal, tirato in faccia a secchiate, senza mandartela a dire.
Dopo ‘Omens of War’, album di debutto del 2020, ora pubblicano ‘Proclamation of War’, nuovo full-length disponibile dal 24 febbraio 2023.
L’album è formato da dieci canzoni sparate, senza pietà, in rapida sequenza, contraddistinte da una velocità ed una ferocia senza limite.
Le influenze sono quelle classiche, derivanti, soprattutto, dalla scena tedesca, incrociate con l’esperienza Black dei musicisti, che portano a ritmiche ancora più devastanti e furenti.
‘Proclamation of War’ è un attacco sonico continuo: canzoni sintetiche e dirette, essenzialmente di breve durata (l’album non arriva alla mezz’ora), suonate per esprimere concretamente, attraverso la loro solidità, il concetto del Thrash: rabbiosa contestazione allo stato solido.
A volte il voler superare il limite conduce all’esagerazione e la band parte per la tangente diventando ostica (‘Domination’, ad esempio), ma sono momenti qua e là. ‘Proclamation of War’ colpisce per la sua crudezza e coinvolge parecchio, con alcuni momenti di punta vicino al Crossover che lasciano senz’aria. Assolutamente da ascoltare.
L’album è stato registrato da Franco Escalona (Nightrage, Always Ware) e mixato e masterizzato da Jocke Rydbjer (Wolf brigade), squadra che è riuscita ad esaltare, attraverso una produzione efficace, la malvagia potenza di fuoco dei Morphetik.