Recensione: Project One

Di Corrado Penasso - 5 Dicembre 2007 - 0:00
Project One
Band: Mondocane
Etichetta:
Genere:
Anno: 1989
Nazione:
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79

Oggi faremo una piccola lezione di storia dell’extreme underground italiano. Negli anni Ottanta l’Italia possedeva band veramente valide in ambito metal; quelle più estreme erano Bulldozer, Necrodeath e Schizo. Proprio queste ultime due diedero vita, per gioco, a un progetto divenuto un culto nella scena underground: si trattava di Mondocane

Era il 1989 e i Necrodeath avevano già dato alle stampe il loro debut LP “Into The Macabre” (1987), mentre nel 1988 gli Schizo avevano pubblicato l’altrettanto storico “Main Frame Collapse”. Questo progetto, nato per divertimento e scherzo, vedeva tra le proprie file praticamente tutti i membri coinvolti nelle due band che a turno si alternavano per gli strumenti nelle varie canzoni. Sicuramente non avrebbero mai creduto di raggiungere lo status di cult band, ma ci riuscirono.

Sotto l’ala protettrice di una fra le più grandi label di metal italiano d’allora, la Metalmaster, i nostri realizzarono il loro LP intitolato semplicemente “Project One”. Mondocane possedeva uno stile unico e riusciva a miscelare in dosi praticamente uguali l’hardcore di vecchio stampo, il thrash/death e il neonato grindcore che allora stava spopolando un po’ ovunque. Come avete capito, ci troviamo di fronte a un album carico di aggressività: un album senza compromessi.   La loro musica era abbastanza distante dall’oscura violenza del debut dei Necrodeath e un po’ più vicina a “Main Frame Collapse” come stile, anche se “Project One” era molto più influenzato dall’hardcore.

Sin dall’opener “Necroschizophrenia” (a voler suggellare l’unione delle due band), l’idea è ben chiara: up tempos, grancassa veloce e alcuni blast beats nella parte centrale.   S.B. degli Schizo è il vocalist in questo disco, offrendoci una prova veramente superba. Il suo screaming non è mai eccessivo, ma estremamente cattivo e malato. Peso crea un vero e proprio muro di suono con la batteria, mentre le chitarre sono veramente pesanti ed “estreme” nella loro distorsione.

Violence Abuse” si segnala come traccia più violenta insieme a “Kill The Foetus”: delle vere bordate di proto grindcore miste al thrash più aggressivo. “Mario, Please Don’t Cry” e “Mad Carlo F.8 Cars You Wrecked” mostrano l’anima più hardcore/thrash della band e non solo nella musica, ma anche nei testi deliranti. Trova spazio anche una bellissima cover degli Exploited, “Fuck The U.S.A”, trasformata dai Mondocane in “Fuck The U.S.L.”. Lo stile della canzone rimane invariato ma l’irruenza con la quale è suonata è incredibile e incalzante. Ad “abbassare” un po’ il livello di violenza ci pensano i mid tempos di “Couldn’t Take Anymore Shit”, subito spazzati via dalla violentissima “All Tomorrows Are Yesterdays”.

In conclusione mi sento di dover raccomandare questo disco a tutti gli estimatori delle prime sonorità estreme in un periodo magico per questo genere; un genere fatto ancora con passione, sudore e tanto divertimento. Un album da riscoprire in vista anche della recente e tanto sospirata riesumazione del progetto.      

Corrado Penasso

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