Recensione: Promo 2002
Molto più simile ad un lavoro professionale che ad un semplice demo, questo promozionale degli Embryo mi ha colpito in maniera veramente impressionante! La presentazione curatissima non è che lo specchio del contenuto, a sua volta studiato nei dettagli, in modo da mettere in luce tutta la bellezza dei brani raccolti all’interno. Solo tre canzoni, ma che bastano a farci cogliere più sfaccettature di questo gruppo.
Innanzitutto un’indicazione generale sullo stile: il modo più immediato per definire il loro suono è Death melodico, con un tocco sperimentale molto coinvolgente… Nel riffing della seconda “Lonely In Pain” è abbastanza evidente un richiamo a certe sonorità svedesi, influenza che rimane come parziale base di un po’ tutto il lavoro. Ecco però che entrano in gioco altre componenti a dare freschezza al cd. Innanzitutto l’uso delle tastiere: stupende in “Indibidual Revolution”, quando con una modestissima semplicità vanno a toccare solo là dove necessario, con un effetto complessivo impeccabile. Un po’ troppo invasive e scontate nei suoni invece nella già citata Lonely In Pain. Le ritroviamo anche nell’ultima traccia, dove rientrano nell’equilibrio tracciato all’inizio del demo, con qualche capatina in più, come nel breve intermezzo sorretto proprio dalle note di un delicato pianoforte.
Il cantato di Roberto è sicuramente un altro grosso punto a favore del gruppo, grazie alla sua aggressività e versatilità. Ma sotto l’aspetto tecnico tutti gli elementi si dimostrano all’altezza della situazione, coniugando la grandiosa esecuzione ad un’altrettanto eccellente capacità compositiva. E anche per quanto concerne la registrazione il lavoro è ad un livello quasi professionale, tolta la batteria che non ha esattamente il suono migliore auspicabile.
Sicuramente la traccia introduttiva è stata quella che più mi ha colpito: lì gli Embryo raggiungono il perfetto equilibrio per un suono come il loro. Certe uscite un po’ troppo invadenti della tastiera nelle altre tracce infatti spezzano eccessivamente la tensione che il gruppo riesce a creare col proprio sound, e rovinano la magia che invece nella già citata “Individual Revolution” aveva saputo così sapientemente costruire proprio con la sua discretezza. Ma questo è un aspetto che quasi scompare di fronte al complesso: un gran bel lavoro (anche se oramai un po’ datato in quanto demo) al quale, fossi in voi, correrei a dare un ascolto!
Matteo Bovio
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