Recensione: Promo 2007
Gli Human Cluster arrivano da Perugia e ci consegnano la loro proposta “Hybrid Cyber Thrash” Metal, tentando la sempre più inflazionata strada di scegliere un nome tutto personale per etichettare il proprio genere.
Accade di frequente, però, che la dura realtà sia alquanto diversa e più semplice di quanto un nome vorrebbe lasciare intendere, ed anche nel caso della band umbra possiamo ricondurre le composizioni ad act e standard precisi, seppure di recente esplorazione in ambito underground.
I nostri, infatti, si dedicano senza troppi arzigogoli ad un thrash/death melodico di derivazione svedese, che vede in gruppi come Soilwork, The Haunted e In Flames i maggiori capisaldi, e che negli ultimi tempi si è contraddistinto per il marcato carattere modernista e, a volte, spingendosi in una direzione piuttosto trendy e modaiola.
Fortunatamente per chi scrive l’aspetto cibernetico è soltanto sfiorato, e i Fear Factory fanno capolino qua e là senza destabilizzare il massiccio sonoro messo in piedi con influenze decisamente old/fashioned tipicamente Thrash.
Sebbene il genere sia probabilmente in leggero declino, è doveroso sottolineare come certe soluzioni già esaltate in altri act underground, come l’alternare strofe serrate e aggressive a ritornelli ariosi e ipermelodici (Lunarsea in primis), siano qui riuscite solo a metà,
probabilmente per una mancanza di esperienza in fatto di arrangiamenti raffinati. Da rivedere completamente, invece, le parti pulite del singer Stefano Baiocco.
E’ probabile, e se i ragazzi vogliono questo faccio loro i miei migliori auguri, che qualche etichetta dedita al genere si interessi di questo prodotto e si proponga di aggiungere al proprio roaster gli Human Cluster, in forza soprattutto dell’ottima produzione che la band si è permessa (registrare un demo di tre tracce in sei mesi avvalendosi di uno studio di mastering non è da tutti). In ogni caso, mi risulta davvero difficile pensare all’emersione per una band sicuramente senza infamia, ma che non accumula più lodi di tanti, tantissimi “colleghi”, essendo alla loro stregua fautrice di musica il cui tano esibito “ibridismo” è tutt’altro che caratterizzante.
Tracklist:
1.Nameless
2. Losing Time
3. Inner Voices