Recensione: Promo 2010
Gli Ad Plenitatem Lunae nascono nel 2005 in provincia di Udine. Come spesso accade, la formazione originale ha subito alcuni rimaneggiamenti nel corso degli anni, raggiungendo la sua struttura attuale solamente nel 2009. Una volta rafforzate le basi, il gruppo si è potuto dedicare con calma all’attività compositiva, abbandonando le cover e cominciando a scrivere e suonare pezzi originali. Le fatiche della band vedono il proprio consolidamento nel 2010, anno in cui vengono finalmente realizzate le versioni definitive delle tre tracce che compongono questo demo. Per quanto riguarda l’aspetto più squisitamente musicale, il sestetto suona un folk metal influenzato principalmente di gruppi come In Extremo e Turisas, con la peculiarità di essere cantato completamente in dialetto friulano; non vi preoccupate, tutti i testi sono stati tradotti in italiano e inglese per venire incontro alle esigenze di quanti non abbiano la residenza nel Triveneto.
La traccia iniziale, Sante Agnes, spiazza l’ascoltatore con un’apertura davvero imprevedibile, in cui suoni elettronici distorti si accostano a riff di chitarra taglienti. Subito, però, l’insieme si compatta e cori massicci si affiancano a profonde pulsazioni di basso e afflati di piva, una delle tipologie di cornamusa presenti nella nostra penisola. Sembra proprio di ascoltare un brano degli In Extremo degli albori, anche per la notevole rassomiglianza tra le voci dei cantanti; il pezzo prosegue rabbioso e intenso, nessuno dei musicisti si risparmia fino all’assolo finale, che funge da collegamento con La cjace. La seconda traccia del demo inizia con la piva di Buttolo che, malinconica, spande il suo lamento prima di lasciare spazio agli altri strumenti, in un crescendo epico che sfocia in un brano di più ampio respiro rispetto al precedente: la voce muta, sostituendo ai vocalizzi rocciosi una parte vocale più pulita e armoniosa; anche gli strumenti si rilassano e lasciano che l’ascoltatore venga avvolto da sonorità meno aggressive. La canzone è gradevole e dimostra che il sestetto è in grado di muoversi su territori e ritmi variegati senza imbarazzo. Terzo e ultimo brano, La strie: dopo la lunga invocazione iniziale, un coro cantilenante riverbera nelle casse del nostro stereo, ossessivo e costante; le voci vengono a mano a mano accompagnate dagli strumenti musicali, formando così l’intelaiatura di un brano che, pur essendo ritmicamente meno incalzante, risulta decisamente intenso. Una subitanea accelerazione finale introduce la coda conclusiva della canzone, una riproposizione di quanto già ascoltato, che si trascina forse un po’ troppo prima di procedere al definitivo epilogo.
Il demo degli Ad Plenitatem Lunae lascia alcuni interrogativi in sospeso. Soprattutto a causa della sua brevità, non permette di cogliere che un barlume delle potenzialità del gruppo. Le tre tracce sono stilisticamente dissimili e non permettono di comprendere a fondo la proposta musicale della band. Non ci sono gravi imperfezioni da rilevare, né dal punto di vista della tecnica dei singoli musicisti, né dal punto di vista della produzione. Se l’ambizione dei friulani è quella di registrare un disco completo, però, è necessario che si impegnino per profondere ulteriori sforzi nella creazione di uno stile più personale, altrimenti potrebbero trovarsi a essere semplicemente uno dei tanti esperimenti folk metal che nascono in giro per l’Europa, caratterizzati unicamente dal dialetto utilizzato nei testi. Da quello che traspare in queste tre tracce, uno sviluppo positivo in tal senso è più che possibile. Staremo a vedere (e a sentire!).
Damiano “kewlar” Fiamin
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Tracce:
1 – Sante Agnes
2 – La cjace
3 – La strie
Formazione
Nakìa Spizzo – Voce
Ermes Buttolo – Piva, cori
Giulio Martinelli – Chitarra, cori
Maria Valentinuzzi – Tastiere, cori
Alberto Revelant – Basso, cori
Marco Cargnelutti – Batteria