Recensione: Prophecy of Insane
Provengono dalla Spagna, questi Hyban Draco.
Sicuramente non è facile farsi strada nel mondo della musica estrema partendo da uno stato che per quanto riguarda il Metal è sempre rimasto più di un passo indietro rispetto agli altri, patria (con poche anche se memorabili eccezioni) di svariati gruppi emuli di realtà musicali già vissute diversi anni orsono dai ben più precoci colleghi del Centro-Nord Europa e, volendo dirla tutta, anche dai cugini del Sud America.
Comunque, nonostante le poco rassicuranti premesse geografiche, speranzosi e liberi da qualsivoglia preconcetto ci addentriamo nei meandri di questo ahimè scarno (per non dire scheletrico) prodotto dimostrativo della durata di appena 13 minuti.
3 pezzi risultano decisamente pochini per delineare la proposta della band, che oltretutto afferma di seguire un filone musicale, quello del Death/Black Metal, che in realtà non è il proprio.
Sebbene infatti i ragazzi si dicano stilisticamente legati ad act leggendari come Dissection e Summoning, questo “A Prophecy Of Insane” mostra al contrario caratteristiche maggiormente riconducibili ad un Death Metal melodico di scuola proto-In Flames di Subterranean e Lunar Strain, con ritmiche armonizzate ed una malinconica oscurità di fondo.
A rigor del vero le succitate influenze non sono del tutto assenti ed in alcuni riff fanno capolino sonorità figlie dello stile del compianto Jon Nödtveidt.
Un produzione abbastanza casareccia e dispersiva purtroppo non aiuta il sound freddo e scarno della band, che necessita disperatamente di maggior spessore e potenza per essere valorizzato.
Difetti di produzione a parte, il disco si apre degnamente attraverso la title track, il cui riff portante, sorretto da un buon comparto ritmico e da vocals incalzanti, fa ben sperare, risultando ben fatto e capace di trasmettere malinconia ed oscurità miscelate in modo equilibrato.
Nel mondo della musica però spesso accade che ad una buona partenza non seguono episodi degni di nota, ed il demo dei quattro spagnoli purtroppo non fa eccezione. I due brani successivi infatti non si rivelano all’altezza dell’opener e si trascinano stancamente, fallendo per la maggior parte del tempo nell’atto di coinvolgere l’ascoltatore e cadendo spesso nella polverosa e stantia sensazione di déjà vu.
Lo studio approfondito della lezione dei grandi act del passato è lampante, ma non sembra tuttavia presente l’interesse a muovere un passo oltre la mera emulazione. Prendono così vita composizioni che tra qualche sbadiglio e poche emozioni scivolano timidamente da un padiglione auricolare all’altro senza lasciare traccia alcuna.
Fortunatamente la classe, sebbene poco sfruttata, non è del tutto assente ed emerge di quando in quando, sottolineando alcune inaspettate doti nascoste del combo iberico. I ragazzi infatti, nonostante la presenza di tessiture ritmiche traballanti e spesso prive di groove, riescono a stupire con assoli vertiginosi, passaggi ritmici pregevoli ed uno spiccato senso della melodia, caratteristiche queste in grado di delineare capacità tecniche e compositive che vanno oltre la purtroppo bassa qualità delle canzoni, per la maggior parte piuttosto piatte, immature e registrate in modo sbrigativo.
Tirando le somme: tenendo conto che il disco recensito in questa sede è un demo e che i ragazzi pur essendo giovani dimostrano di possedere comunque buone doti reinterpretative e tecniche, mi sento di rimandarli ad un prossimo futuro, in attesa di materiale più corposo e registrato in maniera tale da valorizzarne e non sminuirne i punti di forza. Per ora infatti si scorgono solo buone potenzialità e poco altro, il chè può essere comunque considerato un discreto punto di partenza.
Alessandro Cuoghi
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Componenti del gruppo:
Hyban Sparda: vocals; lead guitars
Oby Mictian: bass
Cristhobal: rhythm guitars
Animal Vincent: drums
TRACKLIST:
1) A Prophecy Of Insane
2) The Sound Of Ancestral Demons
3) When We Die