Recensione: Prophet of the last eclipse

Di Simo Narancia - 22 Novembre 2002 - 0:00
Prophet of the last eclipse
Band: Luca Turilli
Etichetta:
Genere:
Anno: 2002
Nazione:
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75

Ed eccomi ancora qui a recensire un lavoro “made in Turilli“. Stavolta si tratta della seconda fatica solista, Prophet of the Last Eclipse, arrivata dopo un’attesa di ben 3 anni (periodo durante il quale Turilli è stato comunque protagonista con i Rhapsody).

Tutti si domanderanno cos’è cambiato in questo periodo. La risposta è semplice: niente! Niente perché come al solito il buon Luca ci offre un maestoso spaccato di quel power metal sinfonico a lui tanto caro, fatto di poderose cavalcate epiche e ritornelli accattivanti. In realtà, nonostante la matrice “Rhapsodiana” sia sempre presente (e come potrebbe essere altrimenti?), si avverte un certo distacco sia dalla band madre che dall’ottimo debut King of the Nordic Twilight. Questo distacco si traduce soprattutto nel suono elettronico e futuristico (futuribile) che le tastiere donano all’intera opera e, in minor misura, nella contrapposizione tra le consuete melodie sognanti ed ariose di canzoni come Zaephyr Skyes’ Theme (da ascoltare ad occhi chiusi e viaggiare con la fantasia) e gli insoliti passaggi duri, impreziositi talvolta da cori apocalittici (come accade nella conclusiva suite finale che dà il titolo all’album).

Come già accennato , l’album vive di episodi di fiera epicità e di malinconia, di speranza e di tragedia. Tante sono le gemme racchiuse in questo disco e non voglio rovinarvi il gusto di scoprirle (chi ha sentito il singolo sa già cosa aspettarsi), su tutte però mi sento di citare la battagliera The Age Of Mystic Ice : con il suo alternarsi di chorus epici e melodici e di passaggi talvolta cadenzati e talvolta oscuri e veloci, ci regala uno spaccato di tutto ciò che questo lavoro offre. Inoltre mi preme sottolineare la presenza del brano New Century’s Tarantella. A parte la bontà dello stesso (già dal titolo è facile intuire quali sonorità vi siano racchiuse), c’è da andare orgogliosi di come Turilli porti fiero la nostra cultura in giro per il mondo, tralasciando le ormai scontatissime melodie simil celtico/medievali che affollano gran parte della produzioni metal europee. Oltretutto esponendosi (forse con un po’ di sana ironia) ai suoi detrattori che con questo titolo ne avranno da dirgliene per molto tempo. Bravo davvero!

La cosa che mi stupisce di più di questo lavoro (e di Turilli in generale) è che mentre alcuni si affannano nella ricerca di un proprio stile personale ed altri infarciscono i propri lavori di ospiti illustri per dare la sensazione di “nuovo”, il nostro Luca senza sforzi apparenti riesce sempre a tirare fuori canzoni interessanti e trascinanti, pur senza stravolgere quello che è il suo modo di intendere la musica, lasciandosi alle spalle la già citata concorrenza.

Detto che la prova dei singoli strumentisti è ottima come al solito, che Olaf Hayer è uno dei cantanti più prestanti in circolazione, che anche l’art-work ad opera di Marc Klinnert fa da giusta coreografia (è risaputo, anche l’occhio vuole la sua parte) e detto anche che forse l’unica pecca è il poco risalto che hanno a tratti le chitarre (piccolo dazio da pagare vista la presenza di “ingombranti” orchestrazioni) non mi resta che consigliare vivamente l’acquisto di quest’album solo agli amanti del genere, visto che i fan l’avranno già comprato e che i detrattori non si preoccuperanno minimamente di farlo o di leggere questa recensione!

Tracklist:

01. Aenigma
02. War of the Universe
03. Rider of the Astral Fire
04. Zaephyr Skies’ Theme
05. The Age of Mystic Ice
06. Prince of the Starlight
07. Timeless Oceans
08. Demonheart
09. New Century’s Tarantella
10. Prophet of the Last Eclipse

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