Recensione: Prosaic

Di Matteo Pedretti - 30 Luglio 2023 - 18:55
Prosaic
Band: Mizmor
Genere: Black  Doom  Drone 
Anno: 2023
Nazione:
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84

La cricca di Salem: così mi piace chiamare una ristretta cerchia di musicisti dell’Oregon ossessionati da Black, Doom, Drone, Ambient e dalle loro molteplici possibilità di reciproca contaminazione. Da questa piccolissima scena sono emersi gli Hell di M.S.W. (Matt Scott Williams) dediti al Doom/Drone/Sludge, i מזמור (a.k.a. Mizmor) di A.L.N. (Liam Neighbors) che propongono un Black/Doom/Drone e i Mania di N.M. (Nate Myers) che propinano un Black Metal venato di Ambient e Doom. Oltre a portare avanti i propri progetti, questi ragazzi collaborano spesso tra loro: M.S.W. suonava la batteria dal vivo per Mizmor, mentre A.L.N. e N.M. sono tutt’ora rispettivamente batterista e bassista in sede live degli Hell.

Tra questi gruppi, che consiglio a coloro che non temono ascolti impegnativi, quello che – pur continuando a bazzicare ambienti underground – è riuscito a emergere maggiormente è Mizmor. Nato nel 2012 e con all’attivo tre full lenght, diversi EP e split, nonché la recente collaborazione “Myopia” con gli sludgers di Baton Rouge Thou, lo scorso 21 luglio la one-man band di Liam Neighbors ha pubblicato il proprio quarto album “Prosaic” via Profound Lore Records.

Nelle parole del suo autore, “Prosaic” si pone nei confronti dei suoi predecessori, e in particolare di “Yodh” e “Cairn” (N.d.R.), come una release meno complessa e concettuale, ma molto più onesta, reale e umana. Questa volta A.L.N. ha intenzionalmente accantonato i temi della religione e dell’ateismo (il suo percorso personale – riflessosi per forza di cose in quello artistico – è partito dall’esplorazione della fede per approdare, mediante un sofferto processo di elaborazione, all’ateismo) per concentrarsi su argomenti come il lavoro (di cui indaga obiettivi e significato), la mindfulness (che semplificando di molto il concetto può essere intesa come la capacità di focalizzare la mente esclusivamente sul momento presente), la depressione, l’illusione e l’accettazione.

Già dal primo ascolto si percepisce chiaramente che “Prosaic”, con una durata (45 minuti) decisamente contenuta rispetto ai canoni di Mizmor, è molto più diretto e ruvido dei suoi predecessori. “Only an Expanse” è una opener aggressiva, che procede a ritmo sostenuto per la maggior parte dei suoi 15 minuti e che raggiunge un livello di integrazione tra Black e Doom definitivo. In questo pezzo, infatti, A.L.N. non solo accosta organicamente i due stili, ma li fonde in un’unica entità, come nella spinta sezione iniziale, tipicamente Black per ritmiche e approccio vocale, ma con un riffing che, seppur veloce, è eseguito su tonalità e con melodie proprie del Doom. Per converso, in alcuni rallentamenti il riff è in tremolo picking, tecnica chitarristica distintiva del Black.

Oltre alle massicce dosi di Doom e Black, in “No Place to Arrive” trovano spazio consistenti inserti Drone e delicati arpeggi di chitarra. “Anything But”, che con i suoi otto minuti e mezzo è il brano più breve del platter, e “Acceptance” mostrano una struttura simile, ma a sezioni invertite. Nella prima un riff in tremolo picking e delle spoken words introducono una sfuriata Black che presto si trasforma in una personalissima interpretazione del Funeral Doom.  Al contrario, la seconda procede da un lentissimo e pesantissimo Doom/Drone per poi evolvere in un Black aspro ed essenziale che fa l’occhiolino alla scuola norvegese della prima metà degli anni Novanta.

Senza discostarsi da quanto fatto con i precedenti LP, A.L.N. si è approcciato anche a questo disco con un’etica DIY, occupandosi in prima persona della produzione e della registrazione. Il risultato è decisamente professionale, ma senza alcun tipo di mediazione: a parlare sono esclusivamente gli strumenti e la voce di Liam, non c’è spazio per contributi non essenziali.

Dopo 4 anni di silenzio discografico, “Prosaic” ci consegna una parzialmente rinnovata versione di Mizmor. I fan di vecchia data della band possono stare tranquilli: dal punto di vista stilistico non c’è stata alcuna rivoluzione, le novità risiedono piuttosto nell’approccio compositivo ed esecutivo che, come detto, risulta decisamente più immediato. I precedenti lavori in studio erano stati ottimi e, per certi versi, più completi di questo, cionondimeno l’introduzione di elementi di discontinuità risulta un antidoto alla ripetitività. Il principale punto di forza di “Prosaic” è la sua capacità di esemplificare come la maturazione artistica non debba necessariamente portare a complicare e rifinire le soluzioni espressive, ma possa, al contrario, risolversi in una semplificazione delle stesse senza nulla perdere in qualità.

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