Recensione: Prowler In The Yard

Di Matteo Bovio - 15 Settembre 2004 - 0:00
Prowler In The Yard
Etichetta:
Genere:
Anno: 2001
Nazione:
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70

Certi gruppi sembrano nati apposta per poter definire un genere… Insomma, alla domanda “che succede a unire Grindcore e Metalcore?” penso sia possibile rispondere chiaramente facendo ascoltare all’interessato Prowler In The Yard. Un lavoro forse non all’altezza dell’ottimo gruppo che l’ha sfornato, ma che in qualche modo contiene in sè tutti gli elementi del Grindcore più puro miscelati ad altre accattivanti ed estreme venature ‘core.

La primissima caratteristica che salta all’orecchio è l’impossibile velocità su cui muovono le tracce presenti: a partire da “Cheerleader Corpses” sarà un continuo crescere di blast-beats suonati a ritmi al limite del possibile e di riff partoriti da non si sa bene quale malata mente, ed eseguiti ovviamente con un occhio di riguardo per la velocità. Su tutto questo ammasso sonoro si va a collocare il cantato di Jr Hayes, a tratti veramente troppo hardcoreggiante, ma in linea di massima consono al contesto musicale. Bene, Prowler In The Yard è al momento una delle release Grindcore più estreme che possiate trovare in circolazione, grazie anche alla prova veramente superba di Brian Harvey dietro le pelli: tenica poca, ma un’aggressività ed una velocità eguagliabili veramente da pochi.

Sono state smussate le parti più Thrashcore che avevamo sentito in altre release, a favore di un appoccio più puramente Grind, se si esclude qualche episodio tipo “Trojan Whore” e “Naked Trees”. Tutto sommato ho preferito di gran lunga l’attitudine mostrata su 38 Counts Of Battery, o sul fenomenale split con i Benumb: era lì che i Pig Destroyer dimostravano non solo la propria dedizione al Grindcore, ma anche quel gusto in più che rendeva le canzoni maggiormente appetibili e non solo forti dell’intransigenza del genere.

Se a tratti questo lavoro lascia allibiti per il grandissimo impatto, altre volte emerge il generale livellamento delle canzoni, che non permette di far emergere un momento piuttosto che un altro. Forse la grinta di “Preacher Crawling” ha la meglio sugli altri episodi, ma questo è da parte mia veramente un azzardo, perchè su una release simile è quasi impossibile fare simili discorsi. Bloccano parzialmente l’entusiasmo certe trovate dal gusto dissonante come la successiva “Pornographic Memory”, che sembrano più voler rimarcare il lato estremo che dare un contributo effettivo all’album. Ma in linea di massima il cd è molto buono, e perfetto per gli amanti del genere.

Per scrupolo vi metto in guardia da ciò che già dovreste aver intuito: i Pig Destroyer sono riservati esclusivamente a chi il Grindcore lo adora… Per gli altri sarebbero tutt’al più una curiosità, un esperimento di estremismo sonoro. Lontani da lidi Death metal o Thrashcore i nostri si cimentano in una prova di purezza, della quale posso dirmi soddisfatto solo a metà. Come già detto li ho preferiti in altre circostanze; resta il fatto che, per fortuna, non c’è niente in questo album che comprometta la possibilità di vederli in futuro al massimo della forma, cosa su cui conto non poco. Un buon cd in attesa di qualcosa che veramente uccida.
Matteo Bovio

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