Recensione: Psalms For Eternity
Anno di inizio attività: 1983
Album pubblicati sino a ora: una decina
Riscontri commerciali: pochi
Livello musicale: medio alto
I Lillian Axe da New Orleans costituiscono una fra le tante band che per vari motivi, spesso misteriosi anche per i componenti della stessa formazione, nonostante buoni presupposti, non sono mai riusciti a fare il vero salto di qualità in termini di visibilità, popolarità e vendite. La storia dell’Hard e dell’Heavy è costellata di situazioni similari che fanno il paio con l’opposto, ossia gruppi estremamente sopravvalutati da critica e pubblico che riescono a marcare la differenza. Estremizzando un poco: flop e successo. Due lati della stessa medaglia. That’s Rock’N’Roll and we Like It. Oddio, “we Like It” il giusto. In generale e allargando il discorso, non è facile, infatti, da fan obiettivi, (per quanto sia possibile, of course), accettare emotivamente che band con i controcolleoni facciano la fame o poco meno mentre altri palloni gonfiati, artisticamente inferiori, passino da una bella donzella all’altra fra un cambio di un hotel di lusso e il successivo, costantemente sotto i riflettori e baciati dai grandi tour. Dura da digerire ma tant’è. Sia comunque ben chiaro: sicuramente i cinque musicisti di New Orleans non sono propriamente stati baciati dalla fortuna nella loro carriera, ma i fenomeni albergano da ben altre parti. La girandola di musicisti da sempre in atto nella line-up, poi, non ha certamente giovato, in questo senso.
Psalms For Eternity, griffata Global Rock Records, è una sorta di compilation dei Lillian Axe, racchiusa in una confezione digipak a 3 Cd. Strano a dirsi, ma totalmente priva di booklet.
Il prodotto racchiude, per la prima volta nella storia degli amerikaner, pezzi provenienti da buona parte delle loro precedenti realizzazioni, così da allestire un quadro il più possibile completo. Mastermind dell’operazione Steve Blaze, chitarrista e tastierista dei Lillian Axe, il quale personalmente s’è preso la briga di fare la cernita di quello che doveva comparire dentro Psalms For Eternity, con l’aggiunta di materiale inedito. Stuzzicante il criterio con il quale è stato allestito l’intero pacchetto, suddiviso in tre precisi tronconi: Earth, Sky e Sea.
Come esplicitato dallo stesso Blaze, nella formazione da sempre:
Ci fa molto piacere poter realizzare un’antologia della band declinata lungo tre Cd. L’idea di fondo è quella di fornire un quadro il più completo possibile del gruppo e della sua storia per il tramite della musica che ci rappresenta. Il primo Cd, intitolato Earth, contiene l’insieme dei nostri brani più famosi, pescati da ogni album. Il secondo, Sky, inanella una “deep track” appartenente a ciascun disco precedente mentre il terzo, Sea, costituisce l’insieme delle nostre ballad. Sarà presente anche una bonus track per ciascun Cd. La grafica rappresenta quello che vedrebbe un qualsiasi essere umano del futuro pensando a noi.
Scorrendo le trenta tracce di Psalms è innegabile riconoscere che ci si imbatta in una notevole infornata di hard rock dalle tinte melodiche ma risulta altrettanto evidente che la cifra stilistica espressa paghi dazio nei confronti di una parabola musicale piuttosto ondivaga, passata dal canonico “cromo” degli inizi alle coraggiose sterzate di Psychoschizophrenia sino alla poca immediatezza espressa nel periodo di Sad Day On Planet Earth. Personalmente, ad esempio, per un determinato periodo ho spesso associato i Lillian Axe a una versione hard rock e annacquata dei Savatage, beninteso nella sua accezione positiva.
Earth, il primo Cd, successivamente al manifesto “Death Comes Tomorrow” risulta totalmente sbilanciato sul finale, ove piazza i suoi colpi migliori: “True Believer”, “Show a Little Love”, “Misery Loves Company”. Senza infamia e senza lode la bonus track strumentale “Angels Among Us”. All’interno di Sky, il secondo dischetto ottico del lotto, gli ‘Axes tirano un poco di più e provocano buoni sussulti per il tramite di “Twilight In Hell” e “All’s Fair in Love and War”, uno dei brani più scintillanti dell’intero lavoro. Sea, il terzo Cd, consegna il proprio meglio dalla metà in poi: “When it Rains”, “See you Someday” e “Ghost of Winter” sono validi esempi delle quintessenza melodica degli americani. “The Weeping Moon”, il pezzo extra, risulta piacevole e nulla più.
In conclusione Psalm For Eternity costituisce un valido vedemecum per farsi ben più di un’idea di cosa significhino i Lillian Axe all’interno dello scibile dell’hard and heavy. Un’operazione fondamentale per chi poi volesse approfondire ma anche un’opportunità che non si lasceranno di certo sfuggire i fan completisti del gruppo, che probabilmente si morderanno le mani per il fatto di non trovare nemmeno uno straccio di nota riguardo i criteri di scelta messi in pratica da Steve Blaze. Un’occasione sprecata, senza dubbio.
Stefano “Steven Rich” Ricetti