Recensione: Psychoverse

Di Andrea Bacigalupo - 10 Ottobre 2023 - 8:30
Psychoverse
Band: Ural
Etichetta: Xtreem Music
Genere: Thrash 
Anno: 2023
Nazione:
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78

Nuovo album per i torinesi Ural, terzo della loro carriera e dal titolo ‘Psychoverse’, disponibile dal 10 ottobre 2023 Via Xtreem Music.

La lineup, prima di tutto, è stabile dal 2019, epoca di uscita del precedente e già valido ‘Just For Fun’ (qui la nostra recensione), e prosegue indomita per la propria strada, con il suo Thrash Metal che recepisce essenzialmente gli insegnamenti della Vecchia Scuola statunitense più l’aggiunta di quel folle tocco dei Voivod che sembra rendere tutto instabile quando proprio non lo è.

In ‘Psychoverse’ c’è evoluzione … la band dimostra la sua crescita presentando brani più completi e complessi ed anche più lunghi (con un minutaggio medio che sale a 5 minuti – escludendo la breve strumentale ‘6.66 FM’ – contro i 3,50 minuti di ‘Just For Fun’), devo dire un po’ meno istintivi, per forza di cose, ma sempre pieni dello slancio aggressivo che la contraddistingue e comunque privi di compromessi, contaminazioni o prolissità.

Dietro il rafforzamento dello stile degli Ural c’è un lavoro certosino e sofisticato: tanti dettagli vengono fuori man mano che si entra nell’album, alcuni dei quali anche dopo il primo passaggio. ‘Psychoverse’ è schietto e diretto ma non immediato ed è privo di canzoni “tirate a tutto braccio” o superficiali. Per capirlo bisogna ascoltarlo più di una volta.

Continuando con le espressioni sportive c’è “un bel lavoro di squadra”: l’energia scatenata dal concatenarsi di riff, melodie ed assalti ritmici s’interseca bene con la voce di Andrea Calviello che, carica di buona teatralità, riesce a passare agevolmente dall’insolente Hardcore ad inflessioni più classiche piene di furiosa disperazione con tutto quello che sta nel mezzo.

Soprattutto, ‘Psychoverse’ non ristagna e non perde mai potenza: dalla sparata e sfrontata ‘Drag me to the Wolves’ alla velocissima ‘Heritage’, con le sue chitarre particolarmente taglienti ed i cori prepotenti, dalle continue variazioni d’intensità della furibonda ‘Nightmare’ alle inflessioni classiche e scure della durissima ‘Blood Red Sand’, allo scatenato Thrash and Roll di ‘Uncanny Valley’ fino alla frenesia smodata di ‘Carousel of Hell’ è un album dinamico e vivo, insanamente energico e letale.

Mi ha colpito la strumentale conclusiva ’66.6 FM’ citata all’inizio, un triste arpeggio in solitario che esce dagli schemi ed in completa controtendenza. Avrei dovuto aspettarmelo, nella realtà, perché è un po’ un marchio di fabbrica degli Ural, un tratto distintivo (in ‘Just for Fun’ c’è ‘Song for a Traitor’). Però un cambio di marcia così drastico, e messo alla fine, quando ti aspetti l’ultimo botto da fuoco d’artificio, spiazza.

Buona la produzione, non esagerata, senza mille stratificazioni od eccessivamente densa, dà una buona idea di quello che sono gli Ural dal vivo: una band che, dopo questo ‘Psychoverse’ non deve più temere nessuno.

Ultime due parole sulla bella copertina (dell’artista Luca SoloMacello) che vede la continua evoluzione del lupo mascotte degli Ural, sempre meno legato allo stereotipo del licantropo che va a caccia dei prepotenti, diventa, attraverso un processo partito con l’EP ‘Cyber Requiem’ del 2022, sempre più parte di un feroce cosmo che tende a inghiottire. Forte!

Psychoverse’ è stato inciso nell’estate di questo anno presso il Mk2 Recording Studio di Ivrea, sotto la guida di Davide “BrutalDave” Billia (Antropofagus, Beheaded, Hour of Penance).

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