Recensione: Pure

Di Lorenzo Bacega - 4 Marzo 2009 - 0:00
Pure
Band: Pendragon
Etichetta:
Genere: Prog Rock 
Anno: 2009
Nazione:
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82

Trenta anni di carriera: questo è il prestigioso traguardo tagliato nel 2008 dai Pendragon, band di spicco del panorama neo progressive rock britannico fondata nel 1978 (con monicker provvisorio Zeus Pendragon, che verrà poi modificato in via definitiva nel 1984) dall’incontro tra l’allora diciassettenne cantante e chitarrista Nick Barrett e il quindicenne bassista Peter Gee. Nel 1986 inizia la collaborazione con il talentuoso tastierista Clive Nolan e con il batterista Fudge Smith, ed è con questa line-up che nel corso degli anni 90 il gruppo da alla luce tre lavori di altissimo livello come gli ottimi The World (1991), The Window of Life (1993), e il capolavoro The Masquerade Overture (1996), che li consacra nell’olimpo del progressive rock romantico. Dopo cinque anni di pausa il quartetto inglese torna sulle scene con il buono Not of this World (2001), a cui segue poi il più rockeggiante Believe (2005). Dopo altri tre anni passati tra tour mondiali, progetti paralleli, cambi di line-up, impegni con la casa discografica (la Toff Records è di proprietà di Nick Barrett) e studio di registrazione ecco arrivare nel 2008 l’ottavo full length del combo britannico, intitolato Pure.

Riffoni duri e aggressivi, artwork cupo e malinconico (le atmosfere fiabesche di The Masquerade Overture o Not of this World sembrano davvero lontane anni luce), ritmiche secche, energiche e ossessive: così si presenta questo Pure. Messo da parte il rock acustico, diretto e a tratti orecchiabile del precedente Believe, la band decide di tornare su territori più marcatamente progressivi, rinnovando e modernizzando il proprio sound (mai così duro in precedenza), senza tuttavia stravolgerlo completamente. Ottimo in questo senso il lavoro di Scott Higham (Angel Witch, Shadowkeep) alla batteria, ultimo arrivato alla corte dei Pendragon in sostituzione dello storico Fudge Smith e autore di una prova potente, grintosa e fantasiosa che davvero bene si sposa con il riffing metallico che esce dalla sei corde di Nick Barrett. Sopra le righe anche la prestazione di Clive Nolan alle tastiere, molto più presente, incisivo e sperimentale rispetto al lavoro precedente e autore di ottimi spunti e affascinanti atmosfere. Sette sono le tracce che compongono questo Pure, per una durata complessiva che non supera i cinquantatre minuti. Davvero ottima la qualità di tutte le canzoni proposte: le composizioni sono accattivanti e scorrevoli, compatte e mai prolisse anche quando il minutaggio è piuttosto alto. Ad aprire il disco tocca a Indigo, pezzo di oltre tredici minuti che aggredisce l’ascoltatore con un riffing pesante e serrato, salvo poi sfociare in un lunghissimo assolo di chitarra. Segue l’altrettanto energica e ossessiva Eraserhead, dove il drumming di Higham e le tastiere di Nolan la fanno da padrone. Con la successiva Comatose, lunga suite divisa in tre tracce e forse il momento migliore di tutto il disco, ci spostiamo invece verso sonorità più legate al neo prog romantico: introdotta da un dolce pianoforte la canzone si snoda per oltre diciassette minuti attraverso parti strumentali heavy oriented (sentire View from the Seashore per credere), passaggi orchestrali e lunghi fraseggi di chitarra. Davvero ottima anche la seguente The Freak Show: introdotta da un riff accattivante la canzone si segnala per il suo refrain particolarmente orecchiabile, destinato a catturare da subito l’ascoltatore. La chiusura spetta a It’s Only Me, malinconica ballad nel classico stile Pendragon davvero ben riuscita, dove la voce di Barrett si intreccia alla perfezione con le parti di pianoforte suonate da Nolan.

In definitiva ci troviamo davanti a una band che dopo oltre trenta anni di carriera ha ancora la capacità di rinnovarsi e di dare alle stampe un disco forse non rivoluzionario ma sicuramente fresco e assolutamente godibile. Tutti i pezzi proposti si attestano su standard qualitativi molto alti e scorrono senza problemi. La produzione, curata da Karl Groom, è perfetta sotto ogni punto di vista e mette in risalto la qualità degli arrangiamenti, davvero molto curati. Un ottimo ritorno quindi per il quartetto britannico.

Lorenzo “KaiHansen85” Bacega

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Tracklist:
01. Indigo
02. Eraserhead
03. Comatose (I – View from the Shore)
04. Comatose (II – Space Cadet)
05. Comatose (III – Home & Dry)
06. The Freak Show
07. It’s Only Me

Lineup:
Nick Barrett – Vocals, Guitars & Programming
Peter Gee – Bass
Scott Higham – Drums & Backing Vocals
Clive Nolan – Keyboards & Backing Vocals

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