Recensione: Pure
Robert Hart è un cantante inglese noto per essere stato, tra l’altro, il terzo front-man dei Bad Company, dopo il mitico Paul Rodgers della loro epoca più hard blues e l’ottimo Brian Howe – tristemente scomparso proprio nei giorni scorsi – degli anni della svolta AOR. In …”cattiva compagnia” Hart ha realizzato almeno un eccellente lavoro, quel “Company of Strangers” che riportò i BC sulle strade più polverose del blues, pur senza rinunciare a certe piacevolezze melodiche.
Robert Hart ha militato anche in The Distance e in Company of Snakes e, in questo periodo, presta la sua voce ad un altra formazione “mitologica”, la Manfred Mann’s Earth Band.
Non solo. Il vocalist è stato anche protagonista in prima persona di album solisti del calibro di “Cries and Whispers” del 1989 e del successivo “Robert Hart”, nato dalla collaborazione con Russ Ballard, un lavoro AOR che è entrato in classifica in tutto il mondo.
Oggi la label Escape ha dato a Robert Hart la possibilità di esprimersi con un nuovo solo album. Per l’occasione, il cantante è affiancato da un cast stellare in ambito AOR e melodic rock, in cui spiccano il chitarrista/polistrumentista Tommy Denander, uno dei principali mastermind del genere, protagonista di un fiume in piena di progetti e album, e Steve Overland, leader degli FM, in veste sia di corista che di co-produttore (con Denander).
Il risultato di un tale incrocio di menti artistiche non poteva che essere eccellente, ed infatti “Pure” è un disco scintillante, stracarico di classe e di feeling.
Un pugno di brani rappresenta autentici gioielli sbrilluccicanti di soft-rock: parliamo delle eleganti e gradevoli Different People e Chemistry, della dondolante Scene Of The Crime e della jazzy Don’t Make Promises.
Più muscoli, temprati dentro una grinta funkeggiante pur se in salsa AOR,sono mostrati dalle arrembanti e spavalde Double Trouble e, soprattutto, dall’assai catchy e grintosa Mysterious. Si tingono di un suono black music e, qui, maggiormente virato su sfumature blues molto vicine ai Bad Company e a certi FM, le negroidi Go Crazy, Sensational e Colour of Love.
Un AOR reso meticcio da innesti soul e danzerecci fa brillare, ancora, Little Miracle (midtempo dalla melodia stellare e dal liquido assolo di chitarra), This is the Night e Making Magic .
In definitiva, classe e divertimento a profusione, un songwriting ed una esecuzione sopraffini e arrangiamenti sfavillanti fanno di “Pure” un must assoluto per i fans di gente come Toto, FM, Chicago, e Bad Company.
Francesco Maraglino