Recensione: Pure Holocaust
Dopo l’interessante debut “Diabolical Fullmoon mysticism”, gli Immortal tornano sulla scena con un disco del tutto inatteso.
Abbath e Demonaz riescono a stupire e propongono un album che suona come non avevamo mai sentito.
La produzione è davvero fuori parametro e se state cercando dei suoni glaciali, avete tra le mani quello che fa per voi.
Già dalla opening track “Unsilent storms in the north abyss” ci si rende conto che il duo di Bergen non scherza affatto.
La voce di Abbath sembra provenire direttamente dall’aldilà e la chitarra di Demonaz suona come nemmeno Euro era in grado in fare: fredda ed avvolgente quando il ritmo cala e assolutamente devastante quando necessario.
Il lavoro di Abbath alla batteria (Erik è entrato quando il disco era già stato quasi completamente registrato) è lodevole e gli Immortal fanno quello che sanno fare meglio: scatenare un fronte sonoro impressionante ed accompagnarlo a qualche parte oldschool con riff più lenti e maligni.
Oltre alla già citata “Unsilent storms…”, un altro pezzo degno di nota è “The sun no longer rises” che a differenza del primo si snoda su un riff molto più lento ed è tenuto insieme da un Abbath in forma smagliante.
La title-track è più sullo stile darkthrone, anche se Abbath col suo stile inconfndibile riesce a fare la differenza rispetto a nocturno culto.
Forse la canzone più interessante, che ha tutte le carateristiche degli Immortal di oggi, è “As the eternity opens”.
In pure holocaust troverete solo “true norwegian black metal” in chiave Abbath e Demonaz, nessuna canzone lunghssima, nessun assolo e tanta tanta malignità.
Guardando quello che gli Immortal hanno fatto nei 5 dischi successivi (compreso sons of northern darkness) ci si rende conto che il gruppo è cambato assieme all’intera scena estrema, ma questo disco è il perfetto rappresentante di un periodo in cui Burzum ed Euro erano attivi e la nera fiamma del movimento black doveva ancora mostrarsi al grande pubblico.
Se amate il genere, dovete avere pure holocaust, altrimenti dubito che potrà suscitare in voi il minimo interesse.