Recensione: Purification

Di Fabio Vellata - 18 Dicembre 2008 - 0:00
Purification
Band: Lethargy
Etichetta:
Genere:
Anno: 2008
Nazione:
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72

Strombazzatissimi nel Regno Unito e segnalati da più parti come la “next big thing” in ambito hard, i gallesi Lethargy approdano al traguardo del secondo full lenght grazie ai buoni uffici della neonata Powerage Records, label di recente fondazione, specializzata in quello che viene simpaticamente definito come “high voltage rock”.

Non tutto è oro quel che luccica tuttavia e, come d’abitudine, è necessario moderare in minima parte gli slanci esaltati delle sempre entusiastiche biografie promozionali.
La proposta del quartetto britannico, infatti, può essere assunta e valutata da punti di vista differenti a seconda di come la si voglia intendere, favorendo in tal modo, la nascita di considerazioni spesso dissimili, per non dire antitetiche.

Alle orecchie dell’appassionato di suoni plumbei, intimisti e dal taglio moderno, la scoperta potrebbe, senza la minima parvenza di dubbio, risultare fonte di buon gradimento e commenti positivi.

Il clima che si respira lungo le undici tracce, non assume in realtà quasi mai contorni spensierati o forieri di sensazioni “allegre”, lasciandosi piuttosto andare ad atmosfere grigie, cupe ed in certa misura “opprimenti” in cui, gli sprazzi melodici disseminanti qua e la, garantiscono un effetto appropriato, paragonabile al classico raggio di sole che squarcia nuvole autunnali.

Diverso invece, potrebbe essere l’approccio di chi predilige l’attitudine più briosa dell’hard rock in senso stretto, o la debordante potenza melodica e settantiana dello stoner, generi a cui i Lethargy possono essere accostati in vari punti.
Scorrendo brani come “Stealth”, “Bleechin Bones” e “Lost Adoration” , qualche sbadiglio sarà inevitabile, a causa di una monotonia di fondo – nella struttura delle canzoni, così come nei ritornelli troppo “stirati” – talora percepibile come logorante e tediosa.

Aspetto fondamentale e, più d’altri, da porre sotto la lente d’ingrandimento, è tuttavia quello inerente all’anima “pulsante” e suggestiva della musica del gruppo gallese, elemento evidenziato in modo specifico, attraverso una serie di trovate, per così dire, originali e ben studiate, buone per far pendere l’ago della bilancia verso un giudizio finale, se non eccelso, comunque più che discreto.

Indicative a tal proposito, le singolari evoluzioni delle drammatiche “14.9” e “Purification”, nonché delle Pinkfloydiane “I See Man End in His Contruction” e “Fragile Crystal Dream”.
Tracce che lasciano effettivamente un segno, suscitando sensazioni intense ed in certo modo malinconiche, rese ancora più cariche e ficcanti, dalla pregevole ugola del singer Phil Humpreys e dalla produzione a tutto tondo di David Pater, mago della consolle che tutti ricordano in cabina di regia dell’irraggiungibile “Images And Words” dei Dream Theater.

L’idea che se ne trae dopo alcuni passaggi in definitiva, è quella di essere al cospetto di un album multiforme e dalle molteplici sfaccettature, ricoperto da una spessa coltre di “nubi” e da un mantello di dura roccia, che solo una serie di ripetuti ascolti riusciranno a penetrare e dissolvere completamente.
Hard rock sì quindi, ma di quello nervoso, emozionale, sfuggente e per nulla facile.
Scritto, composto ed eseguito da un nucleo di musicisti che, pur se ancora un po’ acerbo e non esente da alcune pecche, pare avviato verso una carriera certamente di alto profilo.

Un avvertimento dunque. Un ascolto veloce e superficiale di “Purification” non porterà altro che delusione e disappunto, lasciando emergere solo gli aspetti un po’ monotoni e spigolosi di una proposta, realizzata su di un tessuto vibrante di suggestioni e significati, altrimenti capace di offrire qualcosa in più di una semplice botta di “high voltage rock”.

Hard rock “cerebrale”? Definzione forzata, ma forse, non del tutto peregrina.

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Tracklist:

01. Stealth
02. Bleechin Bones
03. Innocence Serene
04. A Lost Adoration
05. Ideal Orphans
06. 14.9
07. I See Mans End In His Contruction
08. Convenient Ignorant Amnesia
09. Inertia
10. Purification
11. Fragile Crystal Dream

Line Up:

Phil Humphreys – Voce / Chitarra
Andy Hunt – Chitarra / Voce
Marc T. Jones – Basso / Voce
Gaz Hunt – Batteria

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