Recensione: Pyra
Il debutto degli italianissimi Pyra è a tutti gli effetti un ottimo lavoro. L’ep omonimo, della durata di venticinque minuti, esce per la belga Immortal Frost Production, da sempre piuttosto attenta per quanto riguarda le nuove leve dell’estremo e a ragione. Sono quattro i brani proposti più una breve intro, e le ostilità sono fulminanti e abrasive fin dalle prime battute. Quello che suonano i nostri è un death metal organico, magmatico e palustre sulla scia di Ulcerate, Portal e altre simpatiche cattiverie ma con una ben radicata base old school. La produzione è fantastica e centra a alla perfezione la marcescenza del sound dei Pyra, che pestano come degli ossessi per tutta la durata dell’ep. Chitarre prevalentemente in tremolo, sezione ritmica tra blast beat e 2/4 e voce proveniente dal pozzo di casa sono gli ingredienti principali; quello che però risulta vincente sono gli arrangiamenti e la costruzione dei brani. La composizioni sono infatti piuttosto lunghe, articolate e non stufano praticamente mai l’ascoltatore; un forte segnale della riuscita del tutto risiede nel volerne ancora e ancora ogni volta che la tracklist arriva a compimento, e considerato il genere proposto non è assolutamente da sottovalutare. A bilanciare la grande onda d’urto generata, vi sono anche momenti in cui si rallenta e gli arpeggi fanno da padroni di casa, creando atmosfere stranianti e di grande impatto. Se proprio dobbiamo trovare un difetto a tutto questo ben di Lucifero, possiamo criticare i finali dei brani che, a nostro parere, sarebbero potuti essere curati meglio. Ciò però non inficia minimamente un biglietto da visita di altissima qualità e che farà molto parlare di sé nell’underground che conta. Ci auguriamo di poter risentire i Pyra a breve per un full length; se in numeri sono questi, ci sarà da godere parecchio. Devastanti.