Recensione: Pyre Of Dreams
Quarto disco per il sestetto americano che risponde al nome di Persephone’s Dream, il sogno di Pesefone, figlia di Demetra e di Zeus, incastrata nel regno dei morti per sei lunghi mesi a causa di un melograno, frutto degli inferi.
Evitiamo di scomodare la mitologia greca e proviamo a giudicare la nuova fatica intitolata Pyre Of Dreams, lavoro pretenzioso e non di facile assimilazione che si colloca prevalentemente nella sfera del prog rock melodico.
I Persephone’s Dream hanno una storia lunga quattordici anni, carriera che ha inizio nel 1993 quando Rowen Poole e Chris Siegle decidono di concretizzare le idee per il debutto pubblicato poi nel 1997: Evening Mirage. E’ l’album del 1999, MoonSpell, quello che permette alla band di farsi conoscere anche all’estero e Opposition, nel 2001, conferma le bontà della proposta proiettandoli dallo studio di registrazione al palcoscenico.
Pyre Of Dreams ha avuto un periodo di gestazione piuttosto convulso e ci sono voluti tre anni per venirne a capo.
Nessuna svolta radicale nel percorso del gruppo: la caratteristica progressiva è immutata e ben in vista; l’elemento “ambient”, che prevaleva nei tre dischi precedenti, è oggi rimarcato da un vastissima raccolta di suoni campionati e registrati addirittura meglio degli strumenti di base.
Lo scoglio delle prime quattro tracce, Threnody, Synesthesia, Nightfall e Cryptoendolith, troppo pesanti da digerire, è superato dalla cinquina concettuale denominata Temple In Time, una lunga riflessione sull’isola incantata di Avalon e sulle preoccupazioni di Re Artù dove il prog rock si mischia efficacemente con il fattore gothic mettendo in risalto il lato oscuro di un paragrafo misterioso quanto affascinante. Anche se di heavy metal ce n’è davvero molto poco.
Non manca il flavour psichedelico riscontrato nella decima Android Dreams, nell’undicesima Aphrodite e nella successiva Alien Embassy, ma è evidente che il disco difetta di incisività e di mordente.
Le tracce conclusive si fanno apprezzare per la presenza di D.C. Cooper (Silent Force, ex Royal Hunt) la cui voce si affianca all’ottima female singer Heidi Engel, autrice di una prova energica.
La percezione è quella di un generale appiattimento dello standard consolidato. Se da un lato Pyre Of Dreams dimostra tutta l’originalità e la stravaganza della musica dei Persephone’s Dreams, dall’altro ne evidenzia i limiti e i difetti, tra l’altro reiterati nel tempo. Un disco del tutto particolare che impone più di un attento ascolto prima del relativo acquisto. Uomo avvisato…
Gaetano Loffredo
Tracklist:
01.Threnody
02.Synesthesia
03.Nightfall
04.Cryptoendolith
Temple In Time
05.Part I: Mist
06.Part II: Nimiane
07.Part III: Soliloquy Of A King [King Arthur Mix version]
08.Part IV: Camlann [King Arthur Mix version]
09.Part V: Avalon
10.Android Dreams
11.Aphrodite
12.Alien Embassy
13.Soliloquy Of A King [Lady In The Lake Mix version]
14.Camlann [Lady In The Lake Mix version]