Recensione: QRIII
Quiet Riot III è un album che viene dopo due i due più famosi Lp che hanno fatto assumere alla band dei simpatici Kevin Du Brow e Carlos Cavazo (in questo disco in uno stato di grazia assoluto) lo status di più arena-rock band degli Stati Uniti. Stiamo parlando di Metal Health (bombastico successo commerciale) e Condition Critical (scialba copia del precedente).
Con questo Quiet Riot III DuBrow e soci tentano di effettuare un taglio con il passato: abbandonate le sonorità più rock, aggiungono al loro sound le tastiere e rendono il loro sound da una parte più morbido e accessibile ma dall’altra affilato e ambizioso.
Nella band c’è un nuovo innesto: il bassista Rudy Sarzo abbandonò il gruppo (prima per registrare il progetto M.A.R.S e dopo per andare nei Whitesnake del masterpiece 1987) e la sceltà per il sostituto fu ardua, alla fine si puntò al giovanissimo talento Chuck Wright (con un passato nei Giuffria e con un futuro più glorioso negli House of Lords, Impellitteri, Kuni e nella band di Doro).
Come ho detto in precedenza questa sferzata verso lidi più melodici non ha minimamente intaccato il valore artistico della band, basti pensare al trittico di apertura. Tre songs completamente diverse fra loro: la spumeggiante Main Attraction fa da apripista di questo album, la class-metal The Wild and The Young fa il verso a Stars (dell’Hear & Aid, in effetti Kevin DuBrow fu uno dei protagonisti del progetto voluto dal folletto più famoso dell’Heavy Metal) e la ballad Twilight Hotel ci delizia con cesellature sonore veramente raffinate e di gran classe (la parte della strofa può persino anticipare i Savatage di Gutter Ballet).
Se posso trovare un difetto a quest’album è la discontinuità della track-list: si parte con tre songs di grandissima classe compositiva e approdando alla parte centrale dell’album ci troviamo due canzoni come Down and Dirty e Put Up or Shut Up che a dir la verità stonano non per la differenza di stile, ma per la pochezza compositiva. Per fortuna la band prima della fine dell’album ci delizia con altre tre perle: lo slow Still of the Night (appena un anno dopo questo titolo aprirà uno degli album più scoppiettanti di sempre) è un’altra ballad di classe sopraffina, la metallica Rise or Fall e la aor-oriented Slave to Love chiudono il cerchio e regalano a noi fans emozioni incredibili.
Come ho detto in precedenza, siamo di fronte ad un album di rottura con il passato, fu un esperimento quasi Aor ed il pubblico americano rispose con abbastanza calore a questo nuovo esperimento facendo raggiungere alla band la posizione 31 della classifca. Un album sicuramente molto buono, (per una band che ha dato tantissimo al movimento hard n’heavy), rivolto sia a chi ama la scena aor americana, sia a chi ama ritornelli vorticosi e fiammeggianti e anche ai veri amanti dell’Heavy Metal.
Track-list:
1.Main Attraction
2.The Wild and the Young
3.Twilight Hotel
4.Down and Dirty
5.Rise Or Fall
6.Put Up or Shut Up
7.Still of the Night
8.Bass Case
9.The Pump
10.Slave to Love
11.Helping Hands
Line-Up:
Kevin DuBrow – lead and backing vocals
Frankie Banali – drums, electric and acoustic percussion
Carlos Cavazo – all guitars and backing vocals
Chuck Wright – bass guitars and backing vocals
Jeff Naideau – keyboards and synth