Recensione: Queen of Light
Tempo di esordio discografico per i Rexoria, quartetto svedese che, a meno di due anni dalla fondazione, pubblica questo “Queen of Light”. Come facilmente intuibile dalla copertina, i nostri prodi vichinghi fanno power, un power volutamente legato agli anni ’80 sia per quanto riguarda la fase di scrittura che l’attitudine generale infusa in queste dieci tracce (più una intro su cui preferisco soprassedere) ma, per la verità, di un tipo piuttosto innocuo. Nonostante mi trovi davanti al mio fido portatile vedo già molti di voi inarcare un sopracciglio con sufficienza, o accingervi a sbadigliare pensando all’ennesimo album uguale a mille altri e senza nessuna particolare caratteristica che ne giustifichi l’ascolto, e invece cosa ti tirano fuori i Rexoria? Chi l’avrebbe mai detto: un bell’album!
Nonostante il gruppo definisca la propria musica un “metal melodico con influenze folk” posso dirvi fin d’ora che di folk, qui dentro, non troverete praticamente nulla: i nostri quattro svedesi propongono, come dicevo, un power metal leggerino, quasi impalpabile, e caratterizzato per di più da soluzioni talmente abusate da sfiorare la banalità in un paio di occasioni, eppure il risultato finale si rivela superiore alla somma delle sue parti e tutt’altro che disprezzabile: merito soprattutto (ma non solo) della voce di Frida Ohlin che, lontana anni luce dagli eterei gorgheggi gothicheggianti che per fortuna stanno sparendo dalla circolazione, mi ha colpito fin da subito per la sua capacità di essere ammaliante, anthemica ed espressiva, e durante i tre quarti d’ora di questo “Queen of Light” viene giustamente lasciata sotto i riflettori dal resto della brigata che, come una squadra disciplinata, recupera palloni e li offre uno dopo l’altro all’Ibra… ops, scusate, alla punta di turno affinché li cacci in rete; e allora via, largo a power chord a raffica, assoli semplici ma fatti sempre con gusto, tastiere fluidificanti piazzate dove servono e una sezione ritmica che detta i tempi senza strafare per permettere alla rosso-crinita Frida di dominare la scena; soffermandomi per un attimo sul comparto strumentale devo dire che, sebbene se ne stia un po’ troppo in secondo piano, riesce comunque a creare atmosfere immediatamente accattivanti e capaci di avvincere fin da subito, anche se avrei apprezzato una maggiore carica propositiva dato che, quando i chitarristi decidono di spingere un po’, lasciano intuire di essere capaci di fare il loro mestiere. L’altro lato della medaglia è che in un album di questo tipo la personalità non si trova da nessuna parte, per cui se siete alla ricerca di partiture complesse ed intrecci stratificati state alla larga da “Queen of Light”: tuttavia, dato che qui stiamo trattando l’esordio di un gruppo nato da meno di due anni, metterei per un attimo da parte la voce originalità per soffermarmi invece sul coinvolgimento che i nostri creano fin da subito con le loro canzoni che, seppur lineari, con melodie semplici e immediate e atmosfere positive, raggiungono l’obiettivo senza girarci troppo intorno; forse sarà il ritorno del bel tempo dopo i rigori dell’inverno o il mio essere in fondo in fondo un tenerone, ma l’ascolto di quest’album mi mette sempre di buon umore, e a mio avviso per un certo tipo di power metal questa è una bella cartuccia da sparare. Nonostante l’album non abbia, infine, dei veri e propri picchi, mi permetto di menzionare la title track, un mid tempo arrogante e cafone, l’anthemica “Voice of Heaven”, dal ritornello catchy che mi sono ritrovato a canticchiare dopo neanche un ascolto completo, e la cadenzata “Hurricane”, più carica di pathos.
In definitiva l’esordio dei Rexoria non stravolge le sorti del power metal (ormai non ci spero più nemmeno io), ciò nondimeno assicura, almeno dal mio punto di vista, tre quarti d’ora divertenti e spensierati con la sua carica positiva.