Recensione: Queen of Time – Live at Tavastia 2021

Di Nicola Furlan - 27 Settembre 2023 - 13:58

È durante la pandemia da Covid-19 che nasce questo live album “Queen Of Time (Live At Tavastia 2021)”. Suonato in un periodo in cui la band era già al lavoro sul disco del 2022 “Halo”, il live album rende omaggio a quello che è stato il precedente disco pubblicato nel 2019, “Queen of Time”.
Lo show si tiene al Tavastia Club di Helsinki, in Finlandia. È un disco live particolare e per questo ha un senso all’interno della loro discografia. Non nasce come live album ‘per far numero’ o dissetare la sete di collezionismo degli amanti della band. Lo show è infatti senza pubblico (e probabilmente non è stato nemmeno tanto facile organizzarlo, dato il periodo…). Il tutto è quindi permeato da un clima freddo, privo dell’energia fornita dai cuori pulsanti degli amanti della leggendaria band di Uusimaa. Gli stessi musicisti, in una intervista, dissero che lo show, di fatto, appariva come una sorta di lunghissimo sound-check, sebbene si cogliesse la sensazione che fosse un vero concerto. Alla fine di fatto, là sul palco, si sono impegnati a dare il massimo strumenti alla mano e passione nel cuore. Ed il risultato è stato straordinario.
È anche stata per la band un’occasione unica che viene qui, oggi, assaporata con la consapevolezza che la musica, ancora una volta, periodo buio o fiorente che sia, riesce a penetrare il tempo della Storia, scavalcare gli ostali e lasciare traccia, in un modo o nell’altro. Il Covid-19 infatti non ha fermato le band. Chi s’è chiuso in studio, chi organizzava, dalle sala prova, show esclusivi per i propri fan, chi, come gli Amorphis, ha deciso di simulare un concerto, come se davanti a loro ci fosse il pubblico fedele che da sempre riempie le location che li ospita.
Messo da parte quindi il significato artistico del disco, c’è ben poco altro da dire. La band, come chi la conosce sa già e può intuire, suona da paura. È perfetta nell’esecuzione ordinata di tutta la scaletta del full-length del 2019. Partendo dal classico ‘The Bee‘, passando per le varie ‘Wrong Direction‘ e ‘Amongst Stars‘ (con la partecipazione on-stage della grandissima Anneke van Giersbergen), fino a chiudere con ‘Pyres on the Coast‘, il sestetto dimostra, ancora una volta, l’altissimo livello di competenza musicale e lo spiccato talento esecutivo. Il live, a tratti, suona addirittura meglio che da disco (e per certo l’assenza del pubblico forse un po’ aiuta questo aspetto a realizzarsi…); è davvero un ‘live’ perfetto e ha il pregio, come anticipato, di tramandare alla Storia la voglia di non mollare mai. Uno degli aspetti che si coglie, tendendo bene l’attenzione con l’orecchio, è che pulsa un po’ di nostalgia, però carica di speranza.
Se al tempo da una parte sembrava ormai prossima la fine per la musica live con conseguenti soluzioni alternative più disparate, dall’altra gli Amoprhis hanno preso di forza la problematica e hanno fatto vedere a tutti che ‘non si molla’! Si sono messi su quel palco. Hanno apprestato tutto come si deve fare per rispetto di chi viene a vederti suonare. Hanno dato il massimo garantendo e lasciando presagire il fatto che prima o poi tutto sarebbe tornato come prima. La musica non soccombe mai, grazie anche a band di questo spessore. Un disco assolutamente da avere.

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