Recensione: Quintessence of Hate
Assalto frontale per questa band calabrese votata a un thrash quadrato e serrato che spesso e volentieri accoglie a braccia aperte influenze death metal di scuola americana.
La componente thrash tiene sempre e comunque le redini del gioco (salvo per alcuni frangenti in cui le armonizzazioni spostano il baricentro verso gli influssi death) mantenendo i brani su binari robusti e quadrati. Una proposta che nel suo insieme vaga tra terra tedesca e nuovo continente e che il dazio maggiore lo paga sicuramente ai Kreator di ‘Violent Revolution’, soprattutto nelle parti di chitarra solista. In Lightless invece, brano che si discosta leggermente dagli altri del lotto, il richiamo è senza dubbio per i Metallica di ‘And Justice for All’ e specialmente per le ritmiche e il riffing di Dyer’s Eve.
Il connubio chitarra ritmica/batteria è la miglior qualità degli Inhibition e quasi tutti i riff dei quattro brani sono quasi ampiamente sopra la sufficienza. Quello che va migliorato sono gli innesti e gli incastri, specialmente dei break arpeggiati e dei rallentamenti, a dire la verità momenti non essenziali e nemmeno troppo rappresentativi per questa band calabrese che il meglio di sè lo mette proprio nei frangenti più violenti. Qualche problemino infine per le parti vocali, ad avviso di chi scrive troppo penalizzate dalla produzione e comunque bisognose di una maggiore grinta.
In definitiva due demo alle spalle (uno con il nome di Caosphere) permettono alla band di muoversi abbastanza bene dal punto di vista della maturità, anche se, come detto, rimane qualche passaggio da modellare con più cognizione di causa. Il punto di forza di questo Quintessenze of Hate sono i segmenti molto precisi e compatti che compongono lo scheletro di gran parte dei brani ed è sicuramente da qui che gli Inhibition devono ripartire per il prossimo lavoro.
Tracklist:
01. Quintessenze of Hate
02. Regret
03. Cold Soul
04. Lightless
Alessandro ‘Zac’ Zaccarini