Recensione: Ra Pariah
Agli amanti del metal classico il nome degli Apollo Ra richiama suggestioni mai realmente sopite nei meandri del tempo. Alla fine degli anni ottanta la band mosse i suoi primi passi nel panorama statunitense che era ormai prossimo al collasso, eppure paradossalmente gli Apollo Ra confezionarono un gioiello di album, un disco destinato a rimanere nel cuore dei metallari per sempre.
Nel 1989 i nostri cinque americani produssero questo “Ra pariah” sperando di giungere al contratto con una casa discografica che potesse finanziare il loro debutto ufficiale. La qualità indiscutibile del metal degli Apollo Ra però si scontrò con la difficoltà di convincere i discografici a supportarli e in breve la band si perse lasciando il disco di esordio all’oblio. Durante tutti gli anni novanta questo “Ra pariah” rimase nei nastri artigianali registrati dalla band, ne esistevano solo versioni demo difficili da reperire negli Stati Uniti e praticamente introvabili nel vecchio mondo. Le vicissitudini degli Apollo Ra sembrano potersi risolvere nel 2000 quando finalmente il loro primo album viene rilasciato ufficialmente sotto OPM Records, tuttavia la band non seguì il trend delle reunion di quel periodo rimanendo separata. La stampa della OPM Records rese un minimo più reperibile il disco di debutto della band pur senza riuscire a imporlo nei circuiti discografici principali. Arriviamo al 2004 e ancora una volta la piccola Unisound Records greca si imbarca in una coraggiosa ristampa rendendo finalmente disponibile in Europa questo classico del metal americano. La musica degli Apollo Ra non ha nulla di particolarmente innovativo se paragonata ai canoni dello US metal degli anni ottanta, solo che la band in questione era dannatamente ispirata e convincente e riuscì a superare con un album la qualità che tanti altri non hanno raggiunto in anni di carriera. Ascoltando gli Apollo Ra vengono in mente i Riot di “Thundersteel”, i clamorosi Queensryche di “Rage for order” ma anche i primi Savatage di “Sirens”. Il risultato è un album compatto, tagliente e concreto in ogni sua parte, un lavoro che non risente del tempo trascorso e che possiede un tiro indiscutibile anche ai giorni nostri. L’ottimo cantante Daniel John Miller ha una interpretazione acuta ma risulta sempre molto convincente e aggressivo riuscendo a fondere tecnica e tradizione in un connubio magistrale. Le chitarre ritmiche sono pensate in maniera dinamica anticipando il metal della decade successiva e mostri americani come gli Iced Earth.
Dopo un’introduzione sognante il disco esplode letteralmente con “Crimson streets”, un pezzo sincero e diretto che mostra subito le doti e la potenza degli Apollo Ra e che riassume i canoni del metal americano degli anni precedenti. Ancora più convincente e ambiziosa “Out of the night” prosegue sulle stesse coordinate lasciando decollare refrain vocali da brividi. Non mancano brani più quadrati e cromati come “The challenge” che rimanda a certe cose degli Accept o dei Saxon. Echi di metal inglese del periodo della New Wave si percepiscono nella successiva “Creating zero” che appare una composizione ibrida ma ispirata. La title track è una delle canzoni più elaborate del disco con la sua struttura cambievole e le sue atmosfere oscure. Si prosegue alla grande anche con “March of fire” un nuovo esempio di grande metal americano non lontano dal sound dei Breaker. La conclusiva “Alone in darkness” appare ambiziosa nel suo svolgersi complesso e accentua le caratteristiche oscure del metal di questi americani.
Ragazzi, siamo di fronte a un album veramente molto valido, sebbene questo modo di concepire il metal sia lontano dal concetto attuale credo che sarebbe un bene per tutti quanti ascoltare un lavoro di questa portata. Fidatevi.
1. Crimson Streets
2. Out Of The Night
3. Heaven’s Just Another Way
4. Obsession
5. The Challenge
6. Creating Zero
7. Ra Pariah
8. Bane Of The Black Sword
9. March Of Fire
10. To Be A Hero