Recensione: Radiocarbon
Classe, potenza e melodia: sono questi i principali ingredienti che caratterizzano “Radiocarbon”, nono album in carriera per gli storici rockers svedesi House Of Shakira.
Il passaggio dalla Melodic Rock Records alla nostrana Frontiers Music non ha minimamente influito sulla creatività del gruppo che, in verità, sforna un album granitico nel sound, compatto nel songwriting ed ultimato da un artwork tanto semplice quanto accattivante.
La musica esplode libera da ogni vincolo e dopo le suggestive atmosfere della mistica “Herd Instinct”, si arriva al cospetto della bellissima “One Circumstance”, opener dal sapore gioioso e frizzante, interamente costruita intorno ad uno schema melodico di grande livello, condotto con grande carisma dal vocalist Andreas Novak, il quale, supportato perfettamente dal resto della band, è protagonista di un refrain dinamico e d’impatto.
La propensione all’orecchiabilità più pura (tutta svedese) degli House Of Shakira è tangibile anche nella diretta e molto piacevole “Not Alone”, ben strutturata e significativa nell’esaltare le ottime qualità tecniche di tutti i musicisti coinvolti.
Squisiti echi di AC/DC e Kiss caratterizzano la bella title track che conferma di nuovo il grande valore di un album composto presumibilmente con l’intenzione di sorprendere il pubblico, a dispetto dei tanti anni di carriera ormai accumulati dal quintetto scandinavo.
Intriganti ed inaspettate venature orientaleggianti animano la seguente “A Tyrant’s Tale”, seguita poi a ruota dalla rocciosa “Delusion”, sulla quale domina ancora incontrastata la melodia assoluta, come dimostrato dall’eloquente ritornello ancora una volta ottimamente riuscito.
Fra splendidi intrecci vocali e potenti bordate chitarristiche del duo Mats Hallstensson/Anders Lundström (il tutto molto debitore dell’inconfondibile stile dei Queen), anche “Save Yourself” continua a fendere l’aria a colpi ben assestati di granitico Hard Rock, come succede pure nelle note della spensierata “Sweet Revenge”.
Nonostante l’impianto compositivo sia ormai collaudato e non riservi grosse sorprese rispetto a quanto ascoltato finora, la classe del gruppo è così elevata da mantenere alto il livello generale dell’opera anche nel corso delle graffianti “Scavenger Lizard” e “Like A Fool”: entrambe ben assestate al fine d’anticipare la conclusione del platter, scandita da “Falling Down”.
Una conclusione che, se da una parte mostra probabilmente l’anima più ruffiana del gruppo svedese, dall’altra rappresenta l’ennesimo tocco di classe messo a segno in un album ricco di sognanti atmosfere che, certamente, non potranno non colpire l’attenzione di tutti gli appassionati della grande musica sparsi per il globo.