Recensione: RAF – Royal Air Force [Reissue]
C’era un tempo nel quale sulla prima rivista di riferimento del mondo heavy metal nazionale le recensioni non spiccavano di certo per acume e stile. Mi sto riferendo ovviamente ad H/M, pubblicazione che poco dopo sarebbe poi cresciuta a dismisura, inglobando al proprio interno firme pesanti e competenti in materia. Ma allora, nel gennaio 1986, quando vide la luce, quello che proponeva profumava molto spesso di naif, a essere buoni. Un esempio lampante è la disamina, particolarmente acerba – eufemismo – dell’esordio dei milanesi R.A.F. – o Royal Air Force – comparsa proprio sul numero 1, che riporto in calce pari pari a questo scritto, a mo’ di amarcord.
Tornando all’attualità, Royal Air Force costituì il debutto ufficiale dei R.A.F., uscì nel 1985 sotto forma di EP vinilico per l’etichetta francese Axe Killer Records. La formazione dell’epoca schierava Gianluca “J.L.” Battaglion (qui sua intervista del 2012) e Luca Brugnoli alle chitarre, Renzo Sgroi al basso, Marco Signorini al microfono e Alberto Ponti alla batteria. Si esibirono anche a Parigi, dal vivo, una cosa incredibile per il Metallo Italiano dell’epoca. Mario Riso (qui sua intervista del 2006), uno dei volti simbolo dei R.A.F. negli anni a venire, si unì al gruppo in quello stesso anno, subentrando a Ponti.
L’occasione di tornare a occuparsi dei Royals la fornisce la Minotauro Records di Marco Melzi, che da qualche giorno ha pubblicato Royal Air Force per la prima volta, nella storia, in CD, dando un seguito all’operazione di ristampa effettuata nel 2011, quando fece uscire sotto forma di disco ottico sia Fasten Your Seat Belts che Leading The Riot, rispettivamente il secondo e il terzo – nonché ultimo lavoro dei R.A.F. – che fino a quel momento esistevano solamente come 33 giri.
In aggiunta al materiale originario contenuto nell’EP del 1985 vi è, a mo’ di chicca, l’inclusione del demo intitolato Dies Irae, uscito nel 1984 e, di fatto, il primo vagito del gruppo. Sei canzoni, tre delle quali, “Storytellers”, “I’m Sneakin’ On You” e “Royal Air Force” sarebbero poi finite sul vinile Axe Killer Records l’anno successivo.
Il Cd Minotauro si presenta alloggiato in una tasca all’interno di una confezione cartonata a due ante riportante le immagini accompagnatorie il demo del 1984, gli special thanx di R.A.F. e qualche foto d’antan della band. Il retro è invece ad appannaggio delle grafiche originali dell’EP del 1985, con l’aggiunta dei pezzi bonus.
Mario Riso, intervistato nel 2006, questo riferì riguardo “Royal Air Force”:
Un disco con canzoni belle, molto apprezzabile in tutto. Talento da vendere ma tanta ingenuità nell‘esecuzione
Tutto vero. Ma è anche vero che, nonostante i difetti, pezzi quali “Storytellers”, “On Dive” e “Royal Air Force” divennero degli autentici cavalli di battaglia del gruppo lombardo entrando a far parte di quel novero di brani imprescindibili del Metallo Italiano degli anni Ottanta. La proposta dei R.A.F. del 1985 seppe coniugare la violenza dell’heavy metal tout court con gli ammiccamenti tipici dell’hard rock robusto nei cori e nei ritornelli, permettendo loro di guadagnarsi la notorietà che poi deflagrò negli anni seguenti e consentì al gruppo di esibirsi, come unica band tricolore, all’interno del Monsters Of Rock del 1988 tenutosi a Modena – nei fatti il primo, vero, M.O.R. sul suolo italico, considerando le date di Dio, Helloween e altri del 1987 come un sorta di edizione zero – in compagnia di Kings Of The Sun, Helloween, Anthrax, Kiss e Iron Maiden. Fu un periodo magico, per i Royal Air Force, che giocoforza stazionarono in cima al movimento heavy metal nazionale. La cosa durò poco, però. Scelte azzardate da parte di alcuni componenti della line-up e invidie varie provenienti dall’esterno fecero precipitare il consenso dei R.A.F. A mantenere in vita il gruppo milanese restò però lo zoccolo duro dei fan, quello che si sapeva ancora emozionare sui ritmi dell’inno metallico “Royal Air Force” e riusciva a farsi una ragione di un cambiamento. La loro parabola si chiuse definitivamente intorno al 1991. Tutto prese inizio ufficialmente dall’EP del 1985, oggetto della recensione. Farlo proprio vuol dire riscoprire, decenni dopo, le origini di uno dei gruppi che per un lustro seppe infiammare i cuori dei metalhead italiani. Cosa non da poco, tenendo conto dell’agguerrita concorrenza dell’epoca.
Stefano “Steven Rich” Ricetti
Recensione di “R.A.F.” tratta dalla rivista H/M numero 1 del gennaio 1986.
ROYAL AIR FORCE
“R.A.F.”
AXE KILLER RECORDS
(IMPORT)
(M. Cr.) – Continua lo strano destino delle Heavy Metal band nostrane costrette ad emigrare per veder pubblicate su vinile le loro idee ed i loro suoni. Dopo i romani Astaroth è la volta dei lombardi Royal Air Force ad esordire su disco per l’etichetta estera Axe Killer Records.
Disco di esordio dunque per cinque giovanissimi di buone capacità, ancora inesperti, ma sicuramente entusiasti. I front-men della formazione sono Marco Signorini, vocalist dalle buone capacità e il chitarrista Luca Brugnoli, protagonista di molti buoni assoli. Visto che le capacità ci sono, si dovrebbe avere più coraggio e battere sentieri sonori meno convenzionali. Si canta in inglese, naturalmente, e l’impostazione dei brani ricorda abbastanza le cose migliori di gruppi come Iron Maiden o Saxon. Le foto di copertina sul retro della busta fanno sospettare una certa voglia di accomunarsi all’heavy-glam movement, ma non avendo mai ascoltato il gruppo dal vivo, potremmo anche prendere una cantonata. Tra le composizioni, tutte abbastanza lunghe, spiccano la calda “Storytellers”, l’elaborata “On Dive” con un interessante intermezzo dark e la conclusiva “Royal Air Force”, a nostro avviso; troppo entusiasta ed ingenuotta. Un buon esordio comunque di questa altra realtà dell’Heavy Metal italiano.