Recensione: Raise Your Fist And Yell
Il leggendario Alice Cooper (al secolo Vincent Furnier) non ha certo bisogno di particolari presentazioni, essendo stato uno dei più importati ed influenti showman della storia dell’Hard Rock.
La sua carriera, iniziata con la pubblicazione del suo primo full-lenght ”Pretties For You” (1969, Straight), è tutt’ora in corso, ed è sin qui arrivata con la pubblicazione dell’ultimo suo lavoro ”Dirty Diamonds” (2005, Spitfire).
Il platter oggetto della presente recensione, ”Raise Your Fist And Yell” (1987, MCA RECORDS), è relativo ad un periodo particolarmente fecondo per l’artista, che nel quinquennio 1986/1991, diede alle stampe una manciata di album dall’alto livello qualitativo, a partire da ”Constrictor” (1986, MCA RECORDS), sino ad arrivare a ”Hey Stoopid” (1991, Sony).
La line-up, di gran classe e dall’alto potenziale tecnico, che ha inciso Raise Your Fist And Yell, è composta da Alice Cooper (Voce), Kane Roberts (Chitarra, background vocals), Kip Winger (Basso, background vocals, tastiere), Ken K. Mary (Batteria) e Paul Horowitz (Tastiere).
L’album è stato prodotto dall’onnipresente Michael Wagener della Double Trouble Productions Inc., ed è stato scritto interamente da Alice Cooper e Kane Roberts, escluso “Gail”, composta anche da Kip Winger.
Prima di iniziare con la disanima dei singoli brani che compongono l’album, è necessario fare due premesse. Innanzitutto, due parole su Kane Roberts.
In coerenza con gli show estremi e volutamente esagerati nella loro componente spettacolare (come proposti abitualmente da Alice durante la sua carriera), il chitarrista si presentava all’epoca sul palco con un look “alla Rambo”, supportato da un fisico enorme, super-palestrato, grottesco nella proporzione con lo strumento suonato. Ciò non deve trarre in inganno: Kane è un ottimo strumentista, tecnico, pulito, di classe e di gusto, nonché un ottimo compositore.
Altra considerazione: pur essendo un platter di chiara matrice Hard Rock, il groove risente decisamente delle atmosfere cromate e cristalline tipiche di fine anni ’80, arricchite, spesso e volentieri, da elementi Heavy Metal che irrobustiscono efficacemente il tono generale dell’album.
Pezzo iniziale è ”Freedom”.
Una breve rullata di batteria introduce la canzone, che parte con ritmo sostenuto e con Kane Roberts intento a macinare riff compressi, poderosi, duri e scintillanti, dal piglio ferocemente Heavy. Arriva poi il cantato unico di Alice Cooper, che rende magica anche la strofa più semplice (ma non è questo il caso), sino ad arrivare – previo melodico pre-chorus – al dirompente ed anthemico ritornello, condito da cori secchi, duri, di marcata sottolineatura al refrain stesso. Nell’assolo di chitarra – che si inserisce nel break centrale – si sente subito la personalità di Kane, in grado di inanellare una sequenza ben riuscita di note decise, cucite insieme da un gusto sopraffino.
Con ”Lock Me Up” si torna su toni più Hard Rock, soprattutto nel tipo di riff di chitarra, e rispunta prepotentemente l’istrionismo di Alice, in un cantato dallo stile inconfondibile che rende vive, come pochi sanno fare, le partiture musicali sottostanti al cantato stesso. La canzone è divertente ed allegra, il ritornello elegante ed orecchiabile e, nuovamente, l’assolo di chitarra trova terreno fertile per svilupparsi in maniera moderna e “diamantata”.
”Give The Radio Back” è la terza traccia del platter, in cui prosegue il già citato groove prettamente Hard Rock, con un andamento sinuoso ed armonico suggellato da un’interpretazione vocale di mestiere e gran classe. Ancora una volta, sugli scudi l’assolo di Kane, personale e grintoso, ed il ritornello, fluido e di facile assimilazione.
Con il quarto brano dell’album, ”Step On You”, il ritmo si appesantisce nuovamente verso sonorità riottose di stampo Heavy Metal, impreziosite tuttavia da leziosi e fini ricami di chitarra. Anche il ritornello, deciso e senza fronzoli è in linea con il tono della canzone.
Inaspettatamente melodico e potente, invece, il break centrale, in cui Kane incastona un assolo stridente ed originale. La canzone prosegue poi in crescendo, fra soli di chitarra e ripetizioni del refrain.
La teatralità tipica di Alice apre poi ”Not That Kind Of Love”, episodio dalla strofa potente, ordinata ed armonica, supportata da un pre-chorus scoppiettante e da un ritornello vagamente dissonante (grazie all’atipico utilizzo dei cori di sottofondo); modulato e scorrevole invece, l’assolo di chitarra.
Con ”Prince Of Darkness” si giunge, a parere personalissimo di chi scrive, al pezzo forte dell’album. Partenza riservata ad un riff stupendo, “lucido”, potente, dai toni vagamente malinconici e tristi, preludio alla strofa cantata, molto lineare e pulita, e del pre-chorus, impetuosamente melodico, struggente e dolcemente visionario.
Il ritornello, maestoso ed anthemico, è scandito dalla voce unica e graffiante di Alice e dalle tastiere di Paul Horowitz. Memorabile il break centrale, ove su una base ritmica decisa ed irregolare, si scatena un esplosivo assolo di chitarra di Kane, che dimostra tutto il proprio assoluto valore esecutivo.
La canzone quindi, improvvisamente, si placa per immergersi in un lago tranquillo di beata armonia, per ri-esplodere, dopo poco, nel ritornello cantato a pieni polmoni.
Infine, la lenta, delicata, commovente parte finale, che termina languidamente come la più dolce delle morti.
Con ”Time To Kill”, dopo l’”orgia” emotiva di Prince Of Darkness, si ritorna alla “normalità”, sempre tuttavia, con un ritmo decisamente potente e sostenuto.
Il solito riff di chitarra scintillante, conduce ad un chorus alquanto orecchiabile e di immediata presa, in virtù di una perfetta semplicità e linearità.
Non manca il break centrale dai toni vagamente tetri ed oscuri, ed il successivo assolo di gran classe e pulizia d’esecuzione.
”Chop, Chop, Chop”: l’Hard Rock melodico di sapore delicatamente demodé e di gran temperamento, fa la sua ricomparsa. con una canzone dal chorus scoppiettante e sfacciato. Sempre solido, moderno e cristallino il groove.
Con ”Gail”, ecco invece materializzarsi una sorta d’esperimento – totalmente dissonante – costruito sul duetto fra la voce di Alice e le keyboards di Kip Winger, suonate a mo’ di clavicembalo e poi di organo.
”Roses On White Lace” è quindi il pezzo che chiude l’album in maniera superlativa e di assoluto valore.
Un violento riff d’assalto ed una ritmica a doppia cassa aprono il brano, dal deciso tono Heavy, che si rivela ancora una volta essere ricco degli intarsi dorati di Kane.
Bellissimo ed originalissimo il refrain – caratterizzato da quel tono vocale dissonante da sempre marchio di fabbrica di Alice – urlato, più che cantato, su un potentissimo tappeto ritmico, preciso ed incessante.
D’assalto anche il conclusivo assolo di chitarra, in cui Kane sciorina gran classe nel generare grandi quantità di note mai in disaccordo fra loro, neppure quando si insinuano in pericolosi percorsi disarmonici.
Terminata la descrizione delle tracce, si possono ora tirare le somme.
”Raise Your Fist And Yell” è un album dal livello qualitativo molto elevato, sia nel songwriting, sia nell’esecuzione, sia nella produzione.
Il groove generale è sfavillante, secco, preciso, dinamico e potente, ed accomuna elementi di assoluta modernità Heavy a reminiscenze di più antica matrice Hard Rock, in un amalgama dall’equilibrio perfetto.
In grande forma e come sempre ricca di teatralità la voce di Alice Cooper, al solito, straordinario interprete di una manciata di brani che, con Prince Of Darkness, trovano l’apice compositivo in una canzone da ricordare per sempre.
Tracklist :
1 – Freedom
2 – Lock Me Up
3 – Give The Radio Back
4 – Step On You
5 – Not That Kind Of Love
6 – Prince Of Darkness
7 – Time To Kill
8 – Chop, Chop, Chop
9 – Gail
10 – Roses On White Lace