Recensione: Rationing The Sacred Human Remains

Di Fabrizio Meo - 21 Agosto 2013 - 0:01
Rationing The Sacred Human Remains
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2013
Nazione:
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77

«Con razionamento dei sacri resti umani…, cantano gli Eiaculazione Parassitaria…, dirige il Maestro Beppe Brutal Vessicchio…». Scusate, a volte il sogno di un Sanremo di sangue mi perseguita nelle notti…

Oggi parliamo dei Parasitic Ejaculation, band brutal death californiana al primo full-length, l’interessantissimo “Rationing The Sacred Human Remains”. I Nostri si sono affacciati sul panorama brutal poco meno di due anni fa sfornando due demo e un promo niente male.

Quando si tratta di slam brutal, vengono subito in mente drumwork tambureggiante, break-down improvvisi e potenti, lamenti di chitarre distorte, muro di rumore a dissolvere l’ascoltatore con assoluta bestialità e voce claustrofobica, catacombale marchio di fabbrica. Lo slam viene impropriamente additato spesso per il sound poco creativo, vario, troppo lineare e piatto a creare monotonia e noia. Il margine fra un buon lavoro e un lavoro ilare quindi, può essere sottilissimo.

La proposta dei Parasitic Ejaculation è una mazzata pazzesca. Una soluzione intelligente e diversa, un’opera di contaminatio che fonde lo slamming tipico dei Devourment, Guttural Secrete, Flesh Consumed, Cephalotripsy, ecc. nei loro bruschi e avariati rallentamenti che esaltano un grugnito quasi comprensibile, a reminescenze del grande brutal death classico Malevolent Creation, Entombed e a larghi tratti Skinless di “Foreshadowing Our Demise”. Ma se ne potrebbero citare molti altri. Una congerie di riff esiziali prodotti in quantità industriale, una ricerca d’efficacia degli stessi con buona dose d’originalità, un lavoro di drumming ricco con cambi di tempo e godibili evoluzioni fra ritmiche spaccaossa, blast-beats strambi, break-down superbi e brevi inserzioni qua e là importate da altri generi. La voce non si fossilizza su uno stantio guttural-grugnito ripetitivo ma tende a fracassare i timpani con minacciose variazioni rigorosamente isteriche, in linea con la scelta d’un disco composito e non banale, ma soprattutto brutale. Grazie all’impostazione sagace e alla buona produzione ogni strumento ha qualcosa da dire. Quella del basso, ad esempio, non è una semplice opera di riempimento, esso aggiunge tonnellate di pesantezza a un sound già di per sé atomico.

Mi sono invaghito di questo gruppo e di questo disco dopo i primi due minuti di ascolto. Calcolando che “Rationing The Sacred Human Remains” è un album di debutto, non si può che rimanere soddisfatti, venticinque minuti sono più che sufficienti per capire che qui non si scherza davvero.
 
Ai Parasitic Ejaculation non si può che augurare un florido futuro, sperando già in un prossimo ordigno ancora più devastante. Questo vi basterà comunque per radere al suolo alcuni isolati.

Fabrizio “Unnamed” Meo
 

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