Recensione: Rattus Norvegicus
‘Rattus Norvegicus’ è il secondo album dei Norvegesi Under The Oak, monicker non tanto ispirato al celebre brano dei Candlemass di ‘Epicus Doomicus Metallicus’ quanto ad un fumoso pub della loro zona.
… E va bene che provengono da lì, perché chiamarsi i ‘Da Ciro’ o i ‘Bar dello Sport’ o ‘Trattoria Mare e Monti’ non sarebbe stato altrettanto efficace.
A parte gli scherzi e senza offesa per questi nomi storici della ristorazione italiana, quello che è efficace, per gli Under The Oak, è la loro musica.
Gli Under The Oak suonano “semplicemente” un Heavy – Thrash Metal genuino e senza fronzoli, derivato dalla Old School, ma ben piantato nei nostri giorni ed espresso in quasi tutte le sue forme attraverso un carattere tanto poliedrico quanto duro ed irascibile.
Primo punto di forza è la ritmica: solida e potente, sia quando le andature sono cadenzate sia quando viaggia iperluce, con un basso martellante molto evidente ed una chitarra che serra le note fino ad arroventare l’aria.
Poi c’è il singer Jostein Sandaker, la cui esperienza va dall’Hard Rock (Ex Fury) al Death Metal (Ex Testimony), giusto per sottolineare la sua versatilità.
Cantante che, senz’altro, non segue la dieta di tanti suoi colleghi, che impone chiodi a colazione, cartavetro a pranzo e dieci sigarette arrotolate tutte assieme dopo cena, la sua voce è potente e determinata, dai tratti epici, predisposta a tenere le note alte, in linea con cantanti tipo il mai troppo compianto Mike Howe (Metal Church, Heretic), ma anche capace di pennellare sfumature più evocative alla Messiah Marcolin (Candlemass, Memeno Mori).
Una squadra vincente, che diventa incisiva adottando una formula classica e senza tempo, non inventando niente (neanche il titolo, che ricalca quello del debutto del 1977 dei The Stranglers, Punk Rock Band Statunitense) ma spaziando tanto a livello di songwriting e racchiudendo la propria creatività dentro un sound scuro e pesante, tipico della loro zona di appartenenza.
In ‘Rattus Norvegicus’ c’è rabbia, come in ‘Total Trash Metal’ (sì, senza la nostra ‘h’ distintiva’ dopo la ‘T’), che inizia banalmente con la sfuriata improvvisa del refrain, ma che poi si trasforma in un brano solido, deciso e tirato.
C’è l’energia vibrante del racconto epico, intersecato da dieci cambi di tempo, di ‘Running With Scissors’ (non so perché uno debba correre con le forbici in mano, ma un motivo ci sarà) oppure accompagnato da una melodia tagliente, dai tratti semiorientali e misteriosi di ‘Our Own Choice’.
C’è l’iper velocità di ‘Inner Demon’, brano che fa uscire quell’ira che cova malignamente dentro di noi, che ci comprime a tal punto da renderci furenti, ma anche tristi.
C’è il torrente di note inarrestabile e travolgente di ‘Walls of Pain’ e ‘Loyal to the Core’, tra i brani migliori dell’album, che ci confermano che a questi quattro ragazzi i Metal Church piacciono parecchio.
C’è l’assalto sfrenato e ribelle di ‘Bankok Haircut’ (a questo punto ipotizzo che uno della band faccia il parrucchiere), brano massiccio e quadrato che non lascia passare un filo d’aria, con alcune virate verso l’estremo che ne esaltano la grinta (traccia che, purtroppo, non è compresa nella versione in vinile).
E c’è la dinamicità di un pezzo come ‘Everything Become Nothing’, un po’ semiballad malinconicamente dura, un po’ ferocia alla stato puro.
Non manca un rimando al periodo appena passato con l’irruente ‘Pandemic’ e la volontà di dare una bastonata finale con la potente e letale ‘Rattus Norvegicus’ (che dalla copertina pensavo fosse chissà quale terribile roditore infestante le terre di Norvegia, ed invece poi è la pantegana … quando si dice che prima o poi prenderà il nostro posto!).
Completano le versioni CD e digitale due cover relativamente agli opposti della cultura musicale degli Under The Oak: ‘Echoes of a Distant Battle’ dei Tank (da ‘This Means War’ del 1983) ed il mix ‘Mad Butcher/Bestail Invasion’ dei Destruction.
‘Rattus Norvegicus’ è disponibile dal 2 settembre 2022 attraverso WormHoleDeath.
E’ sicuramente un buon passo avanti per questa band che sta sempre più concretizzando le sue idee. Attendiamo, con fiducia, il prossimo lavoro.