Recensione: Raw
Raw è il secondo full-length per i veneti Merendine Atomiche. Esce a distanza di tre anni dal debutto Walk Across Fire e a prima battuta ci si rende conto che si discosta dalle origini del primigenio riffing conformandosi al moderno: la miscellanea che ne deriva contiene cioè elementi che vanno dal post-thrash simil-Pantera ai chorus melodici nu-oriented. La varietà del songwriting è ben assortita, data la presenza di mid-tempo, brani melodici, sfuriate aggressive e anche ballad. Il cantato è dinamico e passa da parti pulite ad espressività intrinsecamente ruvide, che si articolano sapientemente e linearmente con scorrevolezza.
La produzione rende onore a questo lavoro: i suoni sono ben calibrati e la ruvidezza del riffing equilibra le parti melodiche. La sinergia che ne esce determina un mix altamente ricercato che oggettivamente può piacere o meno, ma che risulta senz’altro distinto rispetto al panorama attuale.
Scorrendo la tracklist ci si imbatte in rilevanti proposte come la title-track, una motrice lanciata da un’inerzia sibilante e tagliente di un post-thrash davvero ben composto ed accattivante, ma troppo appagato dai pregressi del genere. Ricercata la parte iniziale della successiva Peace Means War?, che si attesta nel complesso prepotente e strutturata da ritmiche avvolgenti e tecnicamente ben eseguite. Merita attenzione lo splendido assolo di I Want to be a Man, così come la merita Ocean’s Shadows, una ballad che nel genere spesso può trovare difficoltà ad emergere, ma che il combo invece riesce a dipingere di pathos ed energia interiore ricordando a tratti qualche sottile richiamo allo Jeff Waters-style. Interessante il songwriting rockeggiante di We didn’t Know, che non trova però molta integrazione nel trend generale dell’album configurandosi un po’ fuori dalle “aspettative”. Menzione finale per la devastante Shake for Me, che si attesta strutturalmente come una delle migliori canzoni thrash che possiate sentire in quest’anno, ma con la sistematica e purtroppo ricorrente pecca di non integrare bene il modus compositivo adottato: il cantato tende ad insistere su timbriche clean un po’ troppo deboli che lo fanno affondare pian piano dissipandone di fatto l’energia.
Punti deboli si riscontrano, quindi, nella poca personalità di un lavoro che a tratti assume connotati davvero potenti e “sfonda membrana”, ma alla lunga può risultare debole per la diluizione melodica cui è sottoposto. Troppo frequentemente il trasporto continuo che ci si può aspettare da alcuni esplosivi refrain sfuma; quasi ogni brano sembra essere sottoposto ad un affievolimento invece di marcare pure idee da stage-diving. Nel contempo è da appuntare che un songwriting di tale fattura si integra perfettamente a un cantato di pregevole caratura tecnico/espressiva. Essenzialmente la ripetitività alternata di questo approccio compositivo può alla lunga risultare insipido sebbene, e mi ripeto, il disco superi decisamente la sufficienza.
Un album denso di sostanza, ma che non identifica bene le idee. Il songwriting è vario, certo, ma non gode di personalità e l’idea è quella d’aver messo troppa carne al fuoco senza cuocerla per davvero. Un lavoro che corre il rischio di perdersi tra la massa e di diventare un’ombra.
Il consiglio conclusivo è quello di sentire l’album perché fornisce numerosi spunti interpretativi. Altrettanto mi sento di dover dire che dal punto di vista pratico, è quasi sempre meglio orientare un lavoro alla linearità per fare in modo che l’onda d’urto esprima la sua potenza nel lungo periodo. Effetto atomico che, per quel che sentirete, sembra davvero essere dietro l’angolo oramai…
– nik76 –
Tracklist:
01 In the Cage
02 Roads and Beers
03 Raw
04 Peace Means War
05 I Want to be a Man
06 Ocean’s Shadows
07 Zero Degrees
08 Breathe the Big Apple
09 We Didn’t Know
10 Shake for Me
11 0,4L