Recensione: Raytraces of Death
Emergere nell’affollata scena death metal è sempre più difficile, anche se i deathster costituiscono un’audience attenta alle realtà meritevoli. Il contemporaneo “passaparola” fatto di social e piattaforme dedicate permette di non passare inosservati a coloro che si fanno portavoce di proposte di qualità.
I Perilaxe Occlusion già col primo demo Exponential Decay, poi rilasciato dalla messicana Chaos Records, avevano sollevato paragoni importanti (vedi Demilich). Raytraces of Death, altro demo di tre tracce, ha trovato addirittura la via della pubblicazione sotto l’egida di Debemur Morti Productions, ponendo il misterioso duo canadese (XT alla chitarra e al basso e XE alla batteria, affiancati dal session Ti al growl), tra le più interessanti giovani leve della scena estrema underground.
L’antica lezione degli Autopsy e della scuola svedese viene interpretata sotto una luce o, per meglio dire, un’ombra fantascientifica, che avvolge anche l’immaginario tematico della band (il cui monicker deriva dalla tecnica di 3D modelling denominata parallax occlusion mapping).
Tre brani che evidenziano profondità nell’approccio compositivo e una discreta personalità, sebbene entro canoni precisi, senza scivolare nella mera emulazione.
Fracturing the Voronoi trova la sua identità in un riffing pieno e preciso, merito dell’ottima produzione e di quel sound derivato dal pedale Boss HM-2 che ha fatto la storia di un genere. Fraseggi allucinati di chitarra ritmica e solista sono sostenuti da una batteria che si muove tra blast-beat e cadenze marziali.
Incalculable Thresholds, si attesta su quel death metal melmoso e asfissiante, fatto di rallentamenti e accelerazioni, che negli ultimi anni ha trovato i propri padrini negli Incantation. C’è anche spazio per un’apertura centrale ipnotica e nera, con tanto di sinistri archi, che sfocia poi in una nuova ondata di ferocia.
Stesse caratteristiche in Geometric Dismemberment, glaciale nelle trame chitarristiche e con una perfetta coesione delle strutture ritmiche. Affiorano atmosfere Sci-Fi stranianti ed evocative, potenziali colonne sonore di opere di “alta” fantascienza.
Attraverso composizioni che per lunghezza e struttura diventano mini-suite, questi “ragazzi terribili” fanno propria la lezione dei maestri, dosando le abilità esecutive con intelligenza e miscelando sapientemente ingredienti conosciuti, in una traiettoria che si pone a metà strada tra Blood Incantation e Mortiferum. A dimostrazione che non sono necessarie iperboli tecniche al limite del parossismo per suonare death metal evoluto.
Se due (mini)indizi fanno una prova, le aspettative per un prossimo full-lenght dei Perilaxe Occlusion si fanno alte.
Bandcamp: Perilaxe Occlusion
Label: Debemur Morti Productions, Chaos Records