Recensione: Re-Forged
Svizzeri, nati nel 1995 e con all’attivo quattro album, chiudono l’anno passato forti del quinto sigillo della carriera, intitolato profeticamente Re-Forged, tramite Pure Steel Records, come nel caso di Hymns To Steel del 2007. Cambio di cantante: fuori lo storico Jvo Julmi e dentro il nuovo Thomas Winkler. Altri innesti alla seconda chitarra, ora ad appannaggio di Manuel Werro e alla batteria, dove siede Alex Spicher. Il timone di tutto l’ambaradan si conferma nelle mani dei soliti Michael Vaucher, chitarrista e Adriano Troiano, al basso.
Breve strumentale, poi sei corde al galoppo per The Wanderer che, terminata la corsa forsennata, si mettono al trotto per poi accelerare di nuovo verso fine pezzo, fra vari cambi di tempo. Brano lungo ma non prolisso che rende l’idea del “tiro” di tutto l’album. The Last Legion è altro episodio robusto con asce HM dure, pesanti e pulsanti in pieno classic-style Manowar, poi c’è spazio per l’atmosfera di Pipes Are Calling, canzone costruita su trame epiche ariose con cori degni di tale nome, ben strutturati e in armonia con il resto degli strumenti. Ci pensa Where’s Your God?, subito dopo, a pestare come un maglio godendo appieno di riff rocciosi di provenienza Savatage, affiancati da chorus maschi ad accompagnarne l’incedere.
Puro HM di stampo British in Alteration, dall’effetto leggermente stemperato in virtù del tocco melodico degli Emerald. E’ tempo di Secret Agenda: trattasi di colata lavica di puro metallo con batteria incessante nelle prime battute, poi le bordate si attenuano con il passare dei minuti, cosa che di certo non accade a chi sta dietro al microfono in qualità di ospite one-shot, nientepopodimeno che Sean Peck dei Cage e si sente alla grande! The One costituisce la prima concessione melodica di Re-Forged, alla maniera pomposa degli Hammerfall.
In Witches Tower scocca l’amore nei confronti dell’US Metal veloce; Winterlude, come il titolo lascia presagire, è una strumentale che anticipa l’inverno musicale di Until My Winter Comes, traccia scanzonata e semplice sia nel costrutto che nel risultato, da buoni figli della terra dell’Emmenthal, a metà fra i Krokus e i Gotthard più happy.
Mark Of The Beast riporta a lidi più consoni ai Nostri, richiamando la lezione degli Iron Maiden versione Dickinson, peraltro cantante ispiratore dello stesso Thomas Winkler. Da un titolo come Mutiny in fondo all’album è lecito aspettarsi grandi cose e infatti, fra onde che si infrangono sulle rocce esplode la vena eroico-melodica degli svizzeri con il singer sugli scudi: inizio lento e poi la consueta dose di HM cavalleresco in mezzo allo stomaco, per finire a pancia piena, anche se dolorante.
Re-Forged suggella un netto cambio di marcia – in meglio – nella storia degli Emerald. In barba alla copertina dai colori verdi centrali probabilmente non verrà considerato come un evergreen anche solo fra dieci anni ma chi-se-ne-frega: sancisce un grande ritorno per i rossocrociati e si dimostra album arioso, dai suoni aperti, che non concedono spazio all’enfasi metallica dall’imprinting cupo. Derivativo finché si vuole ma foriero di emozioni, anche se già provate 1000 altre volte in lidi differenti.
Senza urlare al miracolo, in alto i campanacci e hopp Suisse!
Stefano “Steven Rich” Ricetti
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Tracklist:
1. The Wanderer
2. The Last Legion
3. Pipes Are Calling
4. Where’s Your God?
5. Alteration
6. Secret Agenda
7. The One
8. Witches Tower
9. Winterlude
10. Until My Winter Comes
11. Mark Of The Beast
12. Mutiny
Line-up:
Thomas Winkler – voce
Manuel Werro – chitarra
Michael Vaucher – chitarra
Thomas Vaucher – tastiere
Adriano Troiano – basso
Alex Spicher – batteria