Recensione: Rear Naked Choke

Di Andrea Bacigalupo - 25 Novembre 2018 - 8:30
Rear Naked Choke
Etichetta:
Genere: Alternative Metal 
Anno: 2018
Nazione:
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68

I Rear Naked Choke (nome di una mossa di arti marziali che consiste in una strozzatura applicata alla schiena dell’avversario) sono nati nel 2009 ad Abilene, Texas, come un gruppo di amici che aveva voglia di suonare assieme. La casualità però ci ha messo il naso e quello che doveva essere un semplice hobby ha cominciato a crescere e a prendere importanza. In poco tempo le idee hanno cominciato a fluire ed il gruppo si è consolidato, anche con l’entrata di altri musicisti.

Sono così iniziati i live e soprattutto si è concretizzato il loro album di debutto, uscito a ottobre di quest’anno e chiamato semplicemente ‘Rear Naked Choke’.

Contraddistingue il combo: la grande energia che emana, una buona ricerca melodica e tanta voglia di non rientrare nella massa.

Una band Metal che non nasconde le proprie influenze, derivanti principalmente dall’Alternative e dal Groove Metal degli anni ’90 ma anche dal buon vecchio Hard Rock, influenze che fa sue senza estremizzare i suoni e senza metterci troppa cattiveria, dando più importanza ad emozioni più introspettive quali la tristezza, ma anche la gioia o l’esaltazione. 

Il risultato è un album godibile, vario, orecchiabile e non complicato, con canzoni che si ascoltano tranquillamente, anche mentre si sta lavorando o si sta cucinando, senza perderne il filo.

Voce intensa, chitarre sapientemente usate a livello ritmico, una dai toni più pesanti rispetto all’altra, e sprizzanti molta energia, soprattutto quando vengono suonate in asincrono, assoli emozionanti ed una sezione ritmica a tutto vapore: una formula chiara ed efficace. Insomma, i Rear Naked Choke, pur non avendo inventato niente, hanno trovato il modo di farsi notare senza usare fronzoli od orpelli, ma semplicemente suonando quello che vogliono imprimendo atmosfere sempre diverse.

L’album è composto da dieci tracce inedite più cinque tracce bonus.

Tra queste si distinguono ‘I Will Rise’, che apre le danze con un arpeggio al quale segue un riff duro e pesante; è un pezzo allo stesso tempo arrabbiato e sofferente, con una sezione centrale aspra e detonante.

La seguente ‘Wardrum’ che è una semi-ballads, divisa in strofe struggenti e refrain duri, che poi sorprendentemente accelera con una sezione quasi (… molto quasi …) Thrash.

Shine’ spiazza tutti: i Rear Naked Choke dimostrano che possono suonare quello che vogliono, senza pensarci tanto, e tirano fuori un divertente Rock ‘N’ Roll alla Poison frammentato da sezioni Groove. Molto valido è l’assolo.

Suicide Betsy’ è oscura, con una batteria che picchia alla grande e la vena Hard Rock che viene sparata fuori.

I pezzi seguenti hanno ognuno la propria caratteristica: ‘Mike’s Song’ è malinconica e contiene il miglior assolo di chitarra dell’intero album, ‘Nothing to Me’ è dura e pesante, con un buon lavoro di basso, ‘A Toast to Dime’ ha un Groove oltre misura ed è irriverente e così via fino a ‘Better Man’, suggestiva ed emozionante, anch’essa con un grande assolo.

Seguono poi le cinque bonus-track: quattro riprendono le indite ‘I Will Rise’, ‘Sex with a Psycho’, ‘Suicide Betsy’ e ‘Red, White & Texas’ in altra versione ed una è un’ulteriore nuova (‘Dramacide’) suonata dal vivo. 

Tirando le somme, ‘Rear Naked Choke’ è un buon lavoro, onesto e pulito. Aspettiamo la prossima uscita. Per ora il giudizio è più che sufficiente.

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