Recensione: Rebel On The Run
Quando un fuoriclasse della musica Hard Rock di casa nostra, incontra un altro eminente personaggio della scena, al fine di dare continuità ad un’idea nata qualche anno prima e già ai tempi foriera d’ottimi successi, i risultati possibili non sono poi molti.
Ponderate le premesse e messe sul piatto, bravura e competenza, mescolate agli inevitabili “agganci” sul piano internazionale – necessari per conferire status superiore al progetto – le conseguenze non possono, infatti, far altro che rivelarsi pregevoli e d’alto valore artistico.
La conferma di questa teoria ci arriva direttamente da Matt Filippini e dai suoi Moonstone Project, realtà musicale che già nel corso del 2006 aveva sorpreso i molti amanti dei suoni settantiani con un disco di qualità eccellente, costellato dalla presenza d’ospiti clamorosi, e realmente degno di un posto di riguardo tra i migliori esponenti del genere.
A distanza di tre anni esatti, la magia si ripete, con una formula leggermente diversa, ma sempre con i medesimi riscontri in termini di pregio e bontà del prodotto partorito, ennesimo esempio di hard rock di derivazione sessanta/settantiana di fattura sopraffina e classe miracolosa.
Assestata la line up in modo piuttosto definito, ora basata su elementi fissi, coinvolti pressoché in tutti i brani (cui non mancano tuttavia, comparsate ad effetto di figure imponenti e totemiche del rock classico), il progetto si configura sulle capacità di tre membri in particolare, artefici di una serie di canzoni dotate di grande feeling e somma eleganza formale-compositiva.
Su tutti, il bravissimo Filippini – deus ex machina dei Moonstone Project – piovuto in terra italica per puro caso in quest’epoca, ma veritiero figlio di un’era in cui Deep Purple, Led Zeppelin, Uriah Heep, Rainbow e primi Whitesnake impazzavano senza ostacoli e concorrenti. Mister “prezzemolo” Alessandro Del Vecchio, producer di fama conclamata ed apprezzato musicista di valore internazionale. E non da ultimo, il grande James Christian, singer a quanto sembra, sempre più legato a queste latitudini (recentemente intercettato anche sul primo cd solista di Alex Falcone), responsabile del microfono su nove dei dieci pezzi offerti, a testimonianza di una collaborazione che non può essere definita in altro modo che stabile.
Non mancano poi, come si diceva, le presenze di “guest” ad effetto, elemento al solito immancabile in un disco che aspira alle categorie di maggior livello.
Ecco quindi manifestarsi il pigmalione Glenn Hughes, amico fraterno di vecchia data, splendido interprete della delicata e sognante “Closer Than You Think”, ed ecco saltar fuori dal cilindro altri nomi grossi, pronti a dare il proprio contributo ove necessario, come Robin Beck, Ken Hensely, Ian Paice e Roberto Tiranti, ulteriore certificazione di qualità per un album di grandissimo spessore.
Quasi accessorio a questo punto, parlare delle canzoni con eccessi descrittivi o troppa precisione: omogeneamente uniformate verso valori alti, pare piuttosto difficoltoso reperire passi falsi o cadute di tono.
Menzioni di riguardo vanno comunque per le spettacolari “Cosmic Blues” e “Rebel On The Run”, dotate di atmosfere dense di feeling e capaci di trasportare emotivamente in un periodo magico come quello degli anni settanta. Altrettanto significativa la coppia iniziale “Sinner, Sinner” – “Moonster Booster”, tracce che suggeriscono grosse affinità con la produzione solista di Glenn Hughes, autore, in album come “Songs In The Key Of Rock” e “Soul Mover” di soluzioni evidentemente accostabili. Identica definizione per la cadenzata e funkeggiante “From Another Time”, episodio che lascia al puro hard rock di matrice seventies, il compito di chiudere in gran stile il disco.
“Hey Mama”, “Shooting Star”, “Madman” e “Halfway To Heaven” sono altro materiale buono per definire con certezza “Rebel On The Run”, come un nuovo successo in grado di bissare senza alcuna difficoltà il già promettente esordio.
Alla luce di ciò, in virtù di un songwriting illuminato, di prove strumentali e canore di gran pregio e di una produzione priva di sbavature, pare lecito concludere esattamente come accaduto in occasione del debut:
“Ottime canzoni, ottimi suoni, grande feeling, grandi interpreti e pure una bella copertina.
Può bastare?”
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Tracklist:
01. Sinner, Sinner
02. Moonster Booster
03. Cosmic Blues
04. From Another Time
05. Rebel On The Run
06. Closer Than You Think
07. Hey Mama
08. Shooting Star
09. Madman
10. Halfway To Heaven
Line Up:
James Christian – Voce
Glenn Hughes – Voce
Matt Filippini – Chitarre / Mellotron / Moog / Piano
Alessandro Del Vecchio – Tastiere / Hammond / Moog / Cori
Nik Mazzucconi – Basso
Francesco Jovino – Batteria
Ian Paice – Batteria
Clive Bunker – Batteria
Alex Mori – Batteria
Massimo Numa – Chitarra Acustica
Hillary Thomas – Archi
Ken Hensley – Tastiere
Robin Beck – Voce / Cori
Roberto Tiranti – Cori