Recensione: Reborn

Di Fabio Vellata - 24 Marzo 2012 - 0:00
Reborn
Band: Eterno
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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65

Svezia terra di heavy rock, Svezia terra di grandi musicisti, Svezia terra di giovani band desiderose di mettersi in luce.

Originari della capitale Stoccolma, i grintosi Eterno si presentano in termini di stile, quanto di biografia, come il più classico dei prodotti “underground” fuoriusciti da un calderone ribollente come quello della scena scandinava.
Tantissima voglia di farsi notare, carica rock da vendere, line up in continua mutazione ed un’incrollabile fiducia nei propri mezzi, al punto dal cercare di uscire sin da subito dai confini nazionali nel tentativo di ottenere quanti più consensi possibili.
Il quadro insomma, della tipica band emergente, che a colpi di watt e chitarre iperamplificate, si butta alla conquista dell’audience europea.

Tutto molto bello ed edificante, con tanti buoni auspici di riuscita e qualche possibilità di successo.
Epperò è inevitabile: ci sono anche molti “se” ed un certo numero di “ma” che, allo stato attuale delle cose, limitano in parte le concrete e reali chance di ascesa per il gioviale e chiassoso gruppo svedese, palesi ed evidenti – tanto quanto gli aspetti positivi – in questo terzo EP autoprodotto di una carriera iniziata già nel 2005.
Se ad esempio, il solido e potente impatto garantito dalle roventi chitarre di Ivan Castro e Jannica Palmö è davvero cosa godibile e di grande efficacia, stessi elogi non si possono proferire per l’interpretazione del singer Lasse Jensen, un’ugola urticante che un po’ potrebbe ricordare un incrocio tra Udo Dirkshneider e David Wayne che, spesso, appare però parecchio piatta e monocorde, non propriamente espressiva e capace di fornire ai brani il giusto appeal vocale.

Manca poi, una produzione davvero degna e di qualità: attraversando le sette tracce incluse in “Reborn”, può, infatti, accadere di assistere ad improvvisi cambi di volume e a differenze marcate di suono tra un pezzo e l’altro, con la conseguente sensazione di trovarsi al cospetto di una sorta di collage approntato alla meno peggio e senza troppa cura. Lo stesso songwriting infine, non lascia intravedere colpi di genio o particolari sprazzi d’originalità, tali da mettere al riparo il quintetto dai soliti e canonici deja-vu.

Va comunque evidenziato come, dal punto di vista meramente strumentale/esecutivo, gli Eterno non siano affatto degli sprovveduti: preso per quello che – in fondo – vuole essere, il loro ruvido hard rock sporcato di stoner e thrash, spesso riesce ad ottenere qualche effetto, proponendo sferzate d’energia dal sapore “raw and wild” tutto sommato piacevoli e dalla resa più che dignitosa.
In tal senso, “The Punisher” e “Up To No Good” – non a caso due brani scritti di recente – sono gli episodi sinora meglio riusciti di un’esperienza musicale ancora perfettibile e bisognosa di migliorie.

C’è tanta grinta, c’è  parecchia convinzione ed alcune basi non mancano.
Ma la strada per uscire dall’anonimato del più fetido ed oscuro underground europeo è ancora piuttosto lunga.

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Tracklist:

01.    Fire In The Hole
02.    Up To No Good
03.    The Punisher
04.    Comfortable Itch
05.    Crossfire
06.    Don’t Try
07.    Rock

Line Up:

Lasse Jensen – Voce
Ivan Castro – Chitarre
Jannica Palmö – Chitarre
Peter Ljungberg – Basso
Roger Eriksson – Batteria

 

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