Recensione: Reborn from the Ashes

Di Stefano Ricetti - 17 Dicembre 2017 - 12:30
Reborn from the Ashes
Band: Humanash
Etichetta:
Genere: Heavy 
Anno: 2017
Nazione:
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75

“Questo lavoro arriva da lontano, da una mia vecchia idea, da un concetto di profondo e puro amore per l’Heavy Metal, un genuino sentimento di appartenenza ai suoi valori… è dedicato allo spirito dei Metal teenagers, nostro e di tanti altri come noi, agli anni migliori di sempre con le chitarre distorte ed i ritmi forsennati che ci ronzavano nella testa!”

John Goldfinch, 2017

 

Giovanni Cardellino, metallaro Docg di Gallipoli, in provincia di Lecce, oltre a essere il motore e la voce de L’Impero delle Ombre, combo attivo da più di vent’anni in ambito Doom, da sempre è uno che si sbatte per l’intero movimento heavy metal italiano, senza steccati di sorta né preclusioni. Non è raro vederlo dare una mano all’interno di varie rassegne di musica dura, solo per il gusto di farlo e senza per forza dover avere un tornaconto. Un “puro”, insomma. Fa piacere constatare che di gente di questo stampo ve ne sia ancora, alla facciaccia del nichilismo e del personalismo estremo, figlio sempre più di questi tempi decadenti.

Humanash è il suo nuovo progetto che, come enunciato sopra a firma dello pseudonimo John Goldfinch, vuole essere più duro, più veloce e più straight in your face delle esperienze precedenti. Ad affiancarlo in questa avventura alcune note conoscenze della siderurgia applicata alla musica: direttamente dai deathster Ghost of Mary il bassista Nicholas Lestat e il chitarrista Gabriel Goya. All’altra ascia Francis Probus dei Mnemos mentre dietro ai tamburi si accomoda Peruvian degli Slowdeath. Il figlio di questo connubio di anime dannate prende forma sotto le spoglie di un mini album, dal titolo Reborn from the Ashes, che vede la luce grazie ai servigi della label Jolly Roger Records. Il lavoro consta di sei tracce e si accompagna a un libretto di otto pagine, con tutti i testi, nessuna foto della band ma degli stuzzicanti disegni a tema brano per brano, a firma Raffaele De Innocentiis. La copertina, perfettamente riuscita e dai tratti fumettistici horror è invece opera preesistente.       

Discepolo dei Death SS sin da quando ha iniziato a camminare, Giovanni Cardellino riesce nell’impresa di coinvolgere Sua Maestà Infernale Steve Sylvester, special guest narrante all’interno della traccia posta in apertura del disco. “Evil Metal Obsession”: mai titolo poteva essere più azzeccato di questo, a rivelare un SS che con voce volutamente effettata, per una maggiore immersione negli anni Ottanta, spalanca le porte della cripta contenente gli altri cinque brani.

Già la successiva “Night Adventure in a Desecrated Church” mette a terra l’artiglieria pesante degli Humanash che, su velocità sostenute tengono alta la bandiera dell’HM straclassico. Un può di buon, sano metallone dalle tinte possenti e pesante viene celebrato dagli Humanash all’interno dei quattro minuti e mezzo di “The Nightmare Begins”, si torna con il contachilometri all’insù in occasione di “Reborn from the Ashes”, la title track, canzone che si va a mettere sul primo gradino del podio a livello di preferenze dello scrivente: band compatta, spazio a tutti gli strumenti e via di Acciaio sino al termine. Cardellino non è né il novello David DefeisRob Halford, ne è consapevole e dà il meglio di sé nella fornitura di pathos mediterraneo senza economia di sorta, ingrediente con il quale interpreta a fondo ogni singolo pezzo, senza sbavatura alcuna. Chapeau! Un riffone anni Ottanta sputato apre l’adrenalinica “The Liberation of the Cursed Spirit”, l’episodio più epico del lotto. E si giunge, sottolineo purtroppo, già alle note finali, con “Eternal Darkness of Being” a chiudere i ventun minuti totali di Reborn from the Ashes. Una traccia cinematografica, che pare tratta dalla colonna sonora di Phenomena di Dario Argento, resa ancor più sinistra dalla voce di Ivana Cammarota, in veste di special guest musician.     

Fare uscire un mini album nel 2017 è senza ombra di dubbio una scelta controcorrente, in un momento storico – che dura da mo’ – ove la sovrapproduzione impera. Nel caso degli Humanash sarebbe però stato davvero meglio essere in linea con la tendenza attuale, cioè realizzare un vero e proprio full length, con qualche pezzo in più. Vorrà dire che sarà “buona” la prossima!

La versione in vinile comprende un inserto di quattro pagine con un fumetto, oltre al Cd.

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti  

 

 

HUMANASH   BAND

 

 

 

 

 

 

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