Recensione: Reckless Heart
Per un amante dell’AOR, un nuovo disco di Michael Palace è sempre un incontro piacevole.
Volando sulle ali del tempo, scivolano via quattro decadi e ci si ritrova direttamente nel 1985.
Effetto vintage assicurato che ha, naturalmente, pro e contro: già di base limita la propria audience ad un ristrettissimo numero di autentici appassionati. In più, si ammanta di un’immagine volutamente retrò che sin dalla copertina pare rubata ad un vecchio videogioco come Grand Theft Auto o Need for Speed. Proprio quelli che anni addietro, imberbi fanciulli oggi prossimi alla cinquantina bramavano come il sacro Graal del divertimento.
Roba ben lontana dal metallone più tornito insomma. Ma pure dal rock ruvido ed incendiario.
Una precisa volontà di mr. Palace che per questo quinto capitolo solista ha orgogliosamente voluto avvicinarsi quanto più possibile alla radice essenziale dell’AOR degli eighties, ricalcandone con estrema fedeltà ogni sfumatura e retrogusto.
Bella forza dirà qualcuno: con i Nestor ed i Remedy ad aver spianato la strada, quest’anno è parecchio più facile centrare l’obiettivo catturando qualche stralcio d’attenzione.
Va tuttavia ricordato però, che il buon musicista e compositore lituano-svedese persegue la riscoperta degli anni ottanta ormai da quasi un decennio, incurante di mode e variazioni di sorta.
E “Reckless Heart” ne rappresenta verosimilmente il compimento definitivo.
Ogni strofa, ogni accordo ed ogni mossa sembrano provenire da quell’epoca quasi come se si trattasse proprio di un vecchio disco di Robert Tepper o Cliff Magness ritrovato e ripulito per la gioia degli amanti di antiquariato musicale.
Miami Vice, SuperCar, la saga di Rocky: i brani posizionati in scaletta sono una sorta di colonna sonora ideale per prodotti cinematografici diventati culto. O perché no, come ci racconta lo stesso Palace nella nostra recente intervista, una possibile opzione per qualche nuova serie o pellicola ispirata a quegli anni dorati e mitizzati. “The Widow’s Web“, “Girl is an Angel” (un omaggio ad un sex symbol generazionale come Pamela Anderson, protagonista del video del brano), “Back to 85”,”Turn this Car Around”: fossero uscite qualche anno fa, probabilmente sarebbero finite nelle soundtrack di qualche film come “La donna esplosiva”, “Ritorno al Futuro” o “Top Gun”.
“Reckless Heart” potrebbe benissimo essere uno dei dischi prodotti da Michael Wagener o Bob Marlett. Un lapillo eruttato da un epoca lontana che guarda da vicino Tim Pierce, Airplay, Robert Tepper, Tim Feehan, gli Atlantic, i Boulevard, Le Roux, gli I-Ten e tutto il pantheon dei grandi artisti, ai più, semisconosciuti, che hanno contribuito a costruire e plasmare la galassia AOR della cosiddetta “golden era“.
Senz’altro bello, piacevole ed ispirato. Probabilmente la poca spontaneità, è il limite principale di un’opera che forzatamente cerca scenari ed atmosfere molto circostanziati e prossimi al tributo.
Un omaggio che Michael Palace offre volentieri alle sue fonti d’ispirazione.
In fondo, solo per compiacere se stesso e lontano da qualsiasi velleità di successo o commercio.
Uno spirito che per noi, come già per i precedenti, basta e avanza per farcelo piacere parecchio.