Recensione: Reckoning Night

Di Gaetano Loffredo - 20 Ottobre 2004 - 0:00
Reckoning Night
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Anno: 2004
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87

1999 Ecliptica, 2001 Silence, 2003 Winterheart’s Guild, 2004 Reckoning Night.
Al centro una marea di singoli, quattro Ep ed un precoce live album.
I Sonata Arctica in pochi anni scalano importanti vette nel panorama power metal mondiale facendo scendere dal trono in primis i ben più famosi Stratovarius ed affiancando al primo posto delle classifiche della loro terra, la Finlandia, gli osannati Nightwish spinti in alto dall’attraente Tarja Turunen.
Reckoning Night, non soltanto segue la linea compositiva che contraddistingue il gruppo da tempo ma sperimenta in alcuni brani un nuovo stile strutturale che si differenzia completamente dal tipico format proposto a go-go nel power metal degli ultimi anni.
La maturità raggiunta in ogni settore ed in ogni più piccola fase che porta al concepimento di un compact disc permette ai Sonata Arctica di elevarsi definitivamente dal calderone oberato dai più svariati nomi e di rasentare la perfezione in questo campo: difficile, a parer mio, far meglio oggi giorno.
I particolari maniacali della realizzazione finale si notano a partire dal curatissimo booklet disegnato da Janne Pitkanen (sotto la supervisione del sempre-presente vocalist) e dal digipack siglato dalla Nuclear Blast che, come con gli Ed-guy, non si è assolutamente fatta sfuggire una delle poche stelle che brillano insieme ai tedeschi nel firmamento power…

Raccolgo dunque i miei pensieri e sensazioni e, provo a scrivervi un track-by-track dell’album anche se è probabilmente superfluo tenendo conto delle sorprese continue e delle emozioni (soggettive) suscitate dal cd. L’inconfutabile segno di cambiamento dopo il primo generale ascolto è dato dalla mancanza di ballad dello spessore di Last drop falls, Talullah o Shy, anche se la toccante Shamandalie che chiude l’album non funge da semplice riempitivo nonostante sia architettata con ossatura atipica.
Misplaced è invece la power song d’apertura tra le più classiche presentate dai finlandesi; il marchio di fabbrica è inconfondibile e verrete immancabilmente trascinati dalla velocità e dalla melodia che portano ad uno splendido coro finale preceduto da un assolo di chitarra ultrasonico.
Blinded no more comincia dove la precedente Broken di Winterheart’s Guild aveva terminato. Il suo lento incedere e la sdolcinata armonia strizzano inizialmente l’occhio ad un genere non troppo consono a quelli che sono i canoni “metallici” ma, sia il break centrale di chitarra che il fantastico assolo di tastiera ad opera del nuovo entrato Henrik Klingenberg (favolosa la sua prova), fanno crescere esponenzialmente la mia stima nei confronti di questo anomalo brano.
Torniamo invece a consueti ritmi “arctici” e facciamo un passetto indietro nel tempo con Ain’t your fairytale e la sua cavalcata in doppia cassa sostenuta da un coro che perdura dall’inizio alla fine della song: esempio pratico di come si possa costruire un pezzo piacevolissimo nonostante l’assenza di originalità.
Reckoning Day, Reckoning Night è invece una lunghissima intro che apre al singolo Don’t say a Word che ha la particolarità di essere diventato tale solo ed esclusivamente per il fatto di essere la prima canzone scritta per il nuovo album: attestato di fiducia della Nuclear Blast o pressione totale per commercio e vendite?
La versione qui inserita si discosta notevolmente da quella inserita nel mini cd di apertura ed addirittura implementa un ulteriore minuto e mezzo di musica tutta da scoprire risultando pertanto superiore alla versione precedente.
La seconda parte dell’album è sicuramente più sperimentale e meno prevedibile da quanto ascoltato fino ad ora a cominciare proprio dalla hit The Boy Who Wanted to Be a Real Puppet che a partire dall’inusuale titolo prova ad erigere uno spesso muro sonoro costituito in primis da un chorus talmente particolare che a tratti mi ha ricordato i maestri Queen (sensazione che ho provato più di una volta in più parti dell’album) e, da un momento finale di pianoforte con partitura a scalare tanto imprevedibile quanto meravigliosa: da brividi…
Atmosferica ed allo stesso tempo sprintosa la seguente My Selene è da ricordare soprattutto per l’autore del pezzo, Jani Liimatainen, che si districa tra le note della sua chitarra appoggiandosi delicatamente su quelle suonate da batteria, basso e soprattutto tastiera. Da sottolineare il ritornello a “presa rapida” nonché l’egregia prova di Kakko al quale viene data la possibilità di cimentarsi interamente con la sua voce senza la continua sovrapposizione di cori.
Nik Van-Eckmann, narratore già incontrato negli album precedenti, introduce la più veloce ed aggressiva song del lotto: Wildfire. Semplicissima nella struttura e dotata dei classici riff del genere, wildfire si propone a gran voce come la killer live-song che non mancherà di deliziare il pubblico ai loro concerti.
Siamo giunti infine alla penultima track che precede la già citata ballad Shamandalie: White pearl, black oceans. Suite della durata di nove minuti scarsi, è senza ombra di dubbio il pezzo che integra in sé tutti gli altri descritti fin qui e dove i Sonata Arctica dimostrano ancora una volta di saper mettere in pratica le grandi capacità compositive del loro leader.
Toccante a partire dal testo (a tratti poetico) che racconta di una tenera storia d’amore colma di insidie che la contrastano , lasciatevi trasportare dalla maliziosa armonia sprigionata dagli strumenti dei finnici; resterete allibiti di fronte a cotanto splendore.
Il gruppo ci “regala” infine una inutile jam-session della durata di 3 minuti dove a malapena riesco a scorgere improvvisazioni relative a strumenti di percussione: ce n’era davvero bisogno?

Ho provato, come chiarito in precedenza, a rappresentarvi nero su bianco ciò che orecchie e cuore riescono ad ascoltare con Reckoning Night in impostazione Play su qualsiasi lettore cd di mia appartenenza.
L’ascoltatore deve riuscire a non fermarsi alla superficie dei brani in quanto il valore intrinseco di ognuno di loro è di fattura abbondantemente superiore alla media di prodotti recenti e non.
Se scalerete la vetta fino a questo “secondo livello” verrete automaticamente sedotti dallo splendido lavoro dedicato a coloro che sono provvisti di palato fine.

Gaetano “Knightrider” Loffredo

Tracklist:
1.Misplaced
2.Blinded no more
3.Ain’t your fairytale
4.Reckoning day, reckoning night
5.Don’t say a word
6.The Boy Who Wanted to Be a Real Puppet
7.My Selene
8.Wildfire
9.White pearl black oceans
10.Shamandalie
11.Wrecking the spere (bonus track)

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